Atalanta, perché Juric: i segreti dietro la scelta
L’Atalanta ha scelto Juric come nuovo allenatore, eppure questa decisione non sarebbe così folle come si vuole far credere…

La domanda più che lecita è ‘perché’? Perché affidare il futuro dell’Atalanta a un allenatore che nell’ultimo anno ha fallito sotto ogni fronte? Senza nulla togliere a Ivan Juric e il lavoro fatto nell’arco della sua carriera, ma è evidente che il suo biglietto da visita a Bergamo non sia dei più felici, soprattutto se il suo predecessore era un certo Gian Piero Gasperini. Qualche mese drammatico alla Roma, dov’è stato prima chiamato e poi allontanato per far spazio a Ranieri, retrocessione da record in Inghilterra alla guida di un Southampton che, va detto per dovere di cronaca, era già spacciato al momento del suo arrivo.
La scelta di Juric
Eppure, qualcosa avrà pur convinto l’Atalanta. Una squadra che è stata sempre indicata come esempio per il calcio nazionale, capace di programmare e di investire in maniera impeccabile negli ultimi nove anni, oggi viene criticata per le sue scelte. Certo, affrontare l’addio di Gasperini – condottiero di questo lungo viaggio – non è stata sicuramente una scelta semplice, ma le alternative al nuovo allenatore della Roma non mancavano. Sarri era tra queste, ma avrebbe snaturato la rosa. Decisamente più in continuità erano i profili di Thiago Motta e di Palladino. E allora perché Juric? Perché un allenatore che non ha mai allenato in Champions League e che è reduce da un’annata così drammatica? Cerchiamo di scoprirlo.
Juric e D’Amico, un precedente da sogno
Prima di tutto c’è un legame tra Ivan Juric e il direttore sportivo dell’Atalanta, Tony D’Amico. I due hanno lavorato insieme a Verona e la scelta del tecnico croato era già stata fatta nel 2019, quando l’Hellas era una squadra neopromossa a caccia di un allenatore. In quella stagione Juric la portò al nono posto in classifica, valorizzando giovani come Federico Dimarco, Marash Kumbulla, Amir Rrahmani, Darko Lazovic, Paweł Dawidowicz, Matteo Pessina e Mattia Zaccagni, giocatori che hanno vestito poi maglie di top club italiani e sono arrivati anche nelle rispettive Nazionali.
L’anno seguente Juric confermò quanto fatto nella stagione 19/20. La decima posizione in classifica fu il risultato della continuità del suo lavoro. Zaccagni, Lazovic e Dimarco furono ancora protagonisti, a questi si aggiunsero profili come Adrien Tameze, Ivan Ilic, Antonin Barak e Matteo Lovato. Oggi D’Amico alza il livello e la posta in palio. Juric non solo porterà continuità tattica, ma viene scelto perché come Gasperini ha l’incredibile capacità di valorizzare i calciatori che gli vengono messi a disposizione se consoni alle sue idee di calcio che, al contrario degli ultimi d.s., D’Amico conosce molto bene proprio per l’esperienza scaligera.
Gasperini e l’allievo Juric
I punti in comune con Gasperini non sono un caso. Questo sia per quanto riguarda gli aspetti tattici, sia per la capacità di valorizzare la rosa a disposizione. Juric è stato un nome fatto all’Atalanta dallo stesso Gasp mentre era sull’uscio di Zingonia con la valigia in mano. Lo ha avallato perché lo conosce bene, perché lui stesso lo ha cresciuto nel proprio staff quando lo ha voluto come collaboratore dall’Inter fino al primo anno del ritorno a Genova del tecnico di Grugliasco. I due sono legati da un profondo rapporto, sbocciato nel 2003 quando Juric era un calciatore alla corte di Gasperini nel Crotone.
Tre anni condivisi in Calabria, poi il trasferimento insieme proprio al Genoa, dove il croato termina la sua carriera nel 2010 e, dopo un anno da allenatore della Primavera del Grifone, sceglie di diventare allievo di Gasp. I due affrontano l’esperienza nerazzurra, poi quella in rosanero al Palermo, prima di concludere la partnership in Liguria. Dieci anni di convivenza, come allenatore-calciatore e poi come collaboratori, che hanno reso Juric il perfetto erede di Gasperini, l’uomo giusto per prendere il suo posto nella Dea.
Anche una scelta tattica
Ora andiamo a quello che si ritiene essere il punto chiave della scelta dell’Atalanta, forse guardando la questione da un punto di vista un po’ riduttivo: la continuità tattica. Sì, perché, oltre a quanto già spiegato, è vero che passando da Gasperini a Juric non ci sarà bisogno di stravolgere la squadra, anzi, sarà possibile continuare a percorrere lo stesso binario degli ultimi nove anni, seppur portando una ventata d’aria fresca che potrà avere conseguenze positive o negative sulla rosa.
Non varierà il modulo, né la sua interpretazione. Juric sarà chiamato a esser un po’ più europeo, a ragionare in maniera diversa rispetto al solito, ma in questo sarà aiutato da una società che è conscia della scelta fatta e che sarà pronta a tendergli la mano e ad avere pazienza. Il 3-4-3 e il 3-4-2-1 saranno i moduli di una nuova Atalanta che poi, alla fine, così tanto nuova non sarà.
Niccolò Di Leo