Chivu e l’Inter dei giovani: quattro in rampa di lancio
Con Chivu possono trovare spazio quattro giovani nella nuova Inter che nascerà: i dettagli

È l’Inter dei volti nuovi quella che sta prendendo forma in questa estate, a partire dalla panchina, dove Chivu è stato chiamato a sorpresa a sostituire Inzaghi, volato in Arabia per allenare l’Al Hilal. C’è però anche il campo, dove almeno quattro giocatori si stanno mettendo in mostra come volti nuovi per la squadra nerazzurra.
A scuola da Dumfries
Il primo volto nuovo è quello di Luis Henrique, arrivato già per il Mondiale per Club e chiamato al non semplice ruolo di alternativa a Dumfries. Non semplice per il brasiliano, che però ha già le idee chiare in merito: « È la sfida che cercavo a questo punto di carriera, e lo dico con la massima ammirazione per Denzel. Ho sempre sognato di giocare in una grande squadra con grandi giocatori, e questo mi motiva a cercare il mio spazio, nel rispetto di tutti. La competizione sana aiuta, lo insegnano i grandi». L’Inter lo aspetta, l’esterno proverà a ripagare la fiducia di Chivu: «Per me è molto importante avere un allenatore come lui. Ha l’animo del giocatore, quindi capisce cosa ti serve e cosa provi dentro. Mi dà fiducia e libertà di dribblare».
Il jolly dalla Bosnia
Nato in Bosnia ma naturalizzato croato, Petar Sucic ha le idee chiare: «Amo la tranquillità e il relax» ha detto racontando si sé. In campo prova a giocare allo stesso modo, senza pressione, provando a ripagare l’investimento dell’Inter. A Monaco si è trovato a doverlo fare con i nerazzurri in inferiorità numerica, calciando due volte in porta e giocando sia da mezzala che in una mediana a due. È un calciatore duttile e, per questo, ha convinto Chivu. Sacrificio e corsa, imparando da Mkhitaryan con l’ambizione di soffiargli il posto. I quindici anni di differenza giocano a favore del croato, atteso ora dalla prova in Serie A.
Il tandem che avanza
Ultimi ma non per importanza i due attaccanti. Da un lato Francesco Pio Esposito, dall’altro Ange-Yoan Bonny. Vent’anni il primo e ventuno il secondo, studiano da Lautaro e Thuram e sognano di poter essere utili alla causa. Sono fisicamente simili, alti circa 190 centimetri, ma si muovono diversamente. L’italiano incassa colpi, difende il pallone e tiene botta, il francese invece parte dalle fasce per accentrarsi, dialoga con i compagni e ha un’ottima progressione. Una coppia di riserva rispetto alla ThuLa ma, almeno guardando il calcio d’agosto, già più incisiva del tridente Correa, Arnautovic e Taremi, mai davvero inciso nella scorsa stagione.
Claudio Ferrari