Italia, si chiude il ciclo Spalletti: i suoi numeri
Il ciclo di Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia si è concluso definitivamente: ecco i numeri principali della sua avventura azzurra

La vittoria per 2-0 contro la Moldavia ha chiuso il ciclo Luciano Spalletti. Un’ultima amara vittoria per il clima che si respirava al Mapei Stadium di Reggio-Emilia, per le prestazioni di un’Italia che non affascina e appassiona più come una volta.
L’esonero del tecnico di Certaldo è il fallimento di un altro ciclo: l’ennesimo dal 2010, da quando questa crisi ha avuto inizio, da quando il non superare il girone dei Mondiali sembrava la fine del mondo, perché la qualificazione veniva ancora data per scontata.
Il ciclo Spalletti si chiude con la consapevolezza che l’accesso alla prossima Coppa del Mondo sarà arduo e il rischio di restare fuori una terza volta c’è ed è concreto. “Ho fatto male il mio lavoro, non ho migliorato questa squadra. Lascio questa Italia così come l’ho trovata, uguale”.
Parlava così Luciano Spalletti al termine della partita contro la Moldavia con parole che sfuggono da alibi e sanno di presa di responsabilità. Ma quell’uguale di cui parla è quello che spaventa di più gli italiani, ormai consci di una dimensione della Nazionale che oggi la rende irriconoscibile.
I numeri del ciclo Spalletti
Il ciclo Spalletti si chiude e proprio perché ha lasciato l’azzurro sbiadito come lo aveva trovato, l’unico modo per valutare il suo cammino sono i numeri del percorso, i risultati che ha o che non ha portato in questi due anni.
Partiamo dal più basilare di tutti: Spalletti ha guidato la Nazionale italiana 24 volte, vincendo solo il 50% delle partite giocate (12), perdendo e pareggiandone 6. La sua media punti di 1,75 è decisamente inferiore a quella di Roberto Mancini, suo predecessore che aveva registrato un 2,17 in 58 uscite (38 vittorie, 12 pareggi e 8 sconfitte). U
n altro dato da evidenziare è quello dei gol fatti e subiti. L’Italia di Spalletti ha segnato 40 volte, garantendo una media di quasi 2 reti a partita, ma al contempo ne ha subiti 29: decisamente troppi soprattutto se si considera che molti (8 solo nelle ultime 12 partite) sono arrivati da calcio piazzato, evidenziando enormi disattenzioni difensive.
Il percorso di Spalletti: tra Europeo e Nations League
Nelle competizioni a cui ha preso parte l’Italia di Spalletti i risultati sono stati rivedibili. L’Europeo disputato nel 2024 ha avuto come risultato l’eliminazione degli azzurri agli ottavi di finale contro la Svizzera, dopo aver strappato la qualificazione agli ottavi per il rotto della cuffia, grazie al gol di Zaccagni all’ultimo secondo contro la Croazia.
Superata la fase dell’Europeo, Spalletti ha provato a cambiare passando da una difesa a 4 al 3-4-2-1 che abbiamo imparato a conoscere nell’arco di quest’anno. Una scelta che sembrava premiare nella fase a gironi di Nations League, chiusa con cinque vittorie (una all’andata contro la Francia), un pareggio contro il Belgio e una sconfitta al ritorno contro i francesi.
Sembrava premiare, appunto, perché ottenuto il pass per i quarti, ci ha pensato la Germania a banchettare sull’Italia eliminandola grazie alla vittoria per 1-2 dell’andata e al 3-3 del ritorno. A concludere quest’esperienza è stata la partita persa contro la Norvegia nelle Qualificazioni ai Mondiali: ultimo atto di un ciclo che non ha portato quanto si sperava.
Spalletti e il lavoro sui singoli: super Jack, Frattesi bomber imprescindibile
E a livello di singoli? C’è chi Spalletti è riuscito a valorizzare. Il primo nome è sicuramente quello di Giacomo Raspadori, con il quale aveva vinto lo Scudetto a Napoli. ‘Jack’ è sempre stato il primo convocato del commissario tecnico, spesso anche il primo titolare.
Sotto la sua gestione Raspadori ha segnato 4 gol, rivelandosi – insieme a Retegui – il secondo miglior marcatore dell’Italia, alle spalle di Davide Frattesi, trasformato in un bomber capace di gonfiare per 7 volte la rete. Una posizione più avanzata per premiare i suoi inserimenti: così Spalletti ha reinventato un giocatore che nell’Inter faceva fatica a esprimersi.
Proprio Frattesi era l’imprescindibile del tecnico, il giocatore con più presenze di tutti, ma non con più minuti: quel primo posto del podio l’ha dovuto lasciare a capitan Donnarumma.
Niccolò Di Leo