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| ANALISI

Juve, Danilo capro espiatorio: è davvero un problema?

Dure critiche e responsabilità che non gli appartengono, Danilo finisce al centro delle polemiche in casa bianconera, ma i numeri dicono altro

È davvero Danilo il problema di questa Juve? Lui che, arrivato tra le critiche perché al centro di uno scambio con Cancelo con il Manchester City, ha saputo prendere in mano questa squadra con il tempo e il duro lavoro, con prestazioni preziose e con il massimo rispetto anche verso chi lo criticava, verso chi rimpiangeva il suo predecessore. Attenzione, nulla di assurdo, il valore di Cancelo è noto a tutti, ma non a sufficienza per screditare chi negli anni si è dimostrato essere un difensore più che affidabile, un leader più di un calciatore, un punto di riferimento per squadra e compagni.

Arrivato nel 2019, in cinque anni è diventato una certezza. Da terzino ha traslocato al centro, è stato il titolare di Sarri prima, di Pirlo poi e infine di Allegri, almeno fino all’arrivo di un Thiago Motta che gli ha preferito altro, rimettendolo in campo solo ora che Bremer si è fatto male e le alternative in quel ruolo scarseggiano. A complicare la vicenda un contratto in scadenza nel 2025, con opzione per il 2026, che difficilmente verrà rinnovato. È così che da leader si diventa esuberi. È così che da un giorno all’altro tutti ti voltano le spalle e anche chi era certezza diventa capro espiatorio. Lo fa l’allenatore, che non ti conosce e non ti inserisce nei suoi piani, lo fa la stessa società che segue un progetto nuovo del quale non fai parte. Danilo diventa così esubero e quando gioca responsabile attivo della fine del mondo.

Danilo è davvero il problema della Juve?

Non è una difesa serrata del calciatore. Bisogna specificarlo. Dietro le scelte c’è sempre una ragione, anche che sia puro e mero interesse personale, e quindi societario, non per questo discutibile. Danilo d’altronde non ha bisogno di essere difeso, quella è un’arte che conosce bene e sa come utilizzare, nonostante il periodo opaco. Sì, perché va detto. Danilo non sta vivendo un bel periodo e forse trovare giustificazioni per le quali la sua mente sarebbe appannata non è neanche la migliore delle soluzioni. È lui che fai i falli che causano i rigori contro lo Stoccarda e contro l’Inter ed è sua l’espulsione contro i tedeschi in Champions League. Raramente lo avevamo visto così in difficoltà, ma gli ostacoli ci sono per tutti. Ma realmente si possono accollare a lui le colpe di una difesa che, se fino alla partita contro l’Inter aveva subito un solo gol, ora ne ha incassati sei nelle ultime due? Sarebbe fin troppo spavaldo – termine usato qui in accezione negativa – farlo.

Andiamo alla sfida contro il Parma. Dov’era Gatti in occasione del 2-1 della squadra di Pecchia? La domanda non è casuale, è la stessa rivolta da Danilo al compagno dopo che Sohm ha spedito alle spalle di Di Gregorio il secondo vantaggio. Un’assenza continua e testimoniata dai continui uno contro uno che il difensore brasiliano è stato chiamato a fronteggiare, per evitare che il risultato si allargasse ulteriormente. Una partita complicata, all’interno della quale non ha responsabilità ma solo meriti. Ancora i numeri, d’altronde, vanno incontro al capitano. Quando arrivano palle alte in pochi possono superarlo, considerando che nella grande difesa della Juve ha vinto più duelli aerei di tutti (60%, 12 su 20). Ma non solo. I numeri mostrano anche come sia lui e sempre lui a garantire il giro palla dalla retroguardia completando positivamente il 93% dei passaggi.  

Quindi, lo ribadiamo. Danilo non ha alcun bisogno di essere difeso e che stia affrontando un momento di difficoltà è oggettivo e innegabile. Quel che però stona nella narrazione bianconera è la retorica del calciatore vecchio, del giocatore finito e del problema di una Juve che, nonostante l’ottimo avvio di stagione, ha dimostrato di avere ben altri limiti e ben altri problemi prima ancora che il suo capitano.

Niccolò Di Leo