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| ANALISI

Juventus, Giuntoli verso l’addio: le ragioni di un matrimonio sbagliato

La Juventus è pronta a salutare l’ex dirigente del Napoli: ecco cosa non è andato

Due obiettivi stagionali su tre saltati, un allenatore cambiato a campionato in corso. Non il miglior biglietto da visita per Cristiano Giuntoli, destinato a dire addio alla Juventus dopo appena due stagioni. La decisione, ancora da ufficializzare, è stata presa direttamente da John Elkann, con Damien Comolli destinato a diventare il nuovo direttore generale dei bianconeri. A complicare il lavoro di Giuntoli ci sono state sicuramente le aspettative altissime da parte della dirigenza bianconera, dopo la cavalcata trionfale lunga otto anni al Napoli e dopo i miracoli col Carpi. Ma quali sono gli errori che costeranno il posto a Giuntoli?

La rivoluzione

A pesare sull’ex dirigente del Napoli sicuramente la rivoluzione messa in atto. Una scelta che si è sposata sì con le richieste originariamente portate avanti dalla stessa Juventus, ma che strada facendo ha poi finito per non pagare affatto. I colpi più onerosi sono un esempio lampante: Koopmeiners, Douglas Luiz, Nico Gonzalez: spese folli, rendimento minimo. Un’ombra, questa, che ha finito per far passare anche in secondo piano l’ottimo lavoro con nomi come Thuram e Di Gregorio

La gestione 

Poco apprezzata, poi, anche la gestione di quei calciatori che invece sembravano non rientrare nella rosa della Juventus. Non ha avuto dubbi Giuntoli, mettendo direttamente fuori rosa chi non faceva più parte del progetto. Chiedere a Bonucci per avere informazioni, ma anche a Danilo, altro ex capitano della squadra bianconera. Modus operandi che non ha pagato, considerando che poi la scorsa estate ci si è ritrovati con diversi giocatori fuori rosa ma con offerte di mercato considerate non adeguate, fatto che ha portato poi la Juventus a dover di fatto svalutare il proprio patrimonio dilatando anche i tempi del mercato. 

Gli esuberi e i rinnovi

Non sono piaciute poi alla Juventus neanche le scelte portate avanti da Giuntoli con gli esuberi. È vero, il tetto ingaggi è stato abbassato come richiesto, ma allo stesso tempo alcune cessioni hanno lasciato forti dubbi. È il caso per esempio di Chiesa, andato via per la cifra residua a bilancio di fatto vanificando l’investimento fatto in origine. Ma è anche il caso di Szczesny, a cui è stata versata una buonuscita importante, o Huijsen, venduto per appena 13,5 milioni (con 10% sulla futura rivendita) e ora partito verso il Real per ben 60 milioni. Troppo lenti anche i discorsi per i rinnovi: con Vlahovic tutto è fermo allo scorso autunno, mentre con McKennie la proposta non è cambiata ed è rimasta pari a quella che aveva portato un anno fa a mettere il giocatore fuori rosa.

I risultati

Impossibile infine non pensare ai risultati. Sì, è vero, la Juventus è tornata ancora una volta in Champions League. Ma a un percorso europeo al di sotto delle aspettative va aggiunto anche un campionato ben lontano da quelli che erano sogni e speranze della dirigenza bianconera. Su Giuntoli, poi, pesa tantissimo anche la scelta di Thiago Motta e non tanto per come sono poi andate le cose, quanto per la libertà di cui l’italo-brasiliano ha potuto godere nella gestione di alcune dinamiche interne nonostante l’assenza di risultati. 

Claudio Ferrari