‘L’ultima Italia’ di Spalletti: sei cambi contro la Moldova
Il commissario tecnico della Nazionale saluterà l’ambiente azzurro al termine del match valido per la seconda giornata della fase a gironi delle qualificazioni Mondiali

Chiamatela pure ‘l’ultima Italia’, almeno quella di Luciano Spalletti. Il match contro la Moldova in programma domani sera al Mapei Stadium di Reggio Emilia, valido per la seconda giornata della fase a gironi delle qualificazioni Mondiali, con il cammino degli Azzurri già parzialmente compromesso dal pesantissimo ko rimediato pochi giorni fa in Norvegia, segnerà la fine del percorso in panchina dell’ex allenatore di Roma, Inter e Napoli, che ha annunciato di essere stato sollevato dall’incarico dalla Federazione nel corso della conferenza stampa della vigilia.
Italia, quale futuro
In casa Italia, inevitabilmente, il clima è tesissimo, con il presidente della Figc Gabriele Gravina che ha confidato ai giornalisti il proprio umore ‘nero’, per usare un eufemismo. La priorità, ora, è salvare il salvabile, a partire da un successo contro la Moldova. Seppur delegittimato, toccherà a Luciano Spalletti il compito di lasciare il proprio complicatissimo percorso in Nazionale – con tanto di fallimentare Europeo soltanto un anno fa – con una vittoria – tutt’altro che scontata – da lasciare in eredità al proprio successore (Pioli e Ranieri i preferiti, Cannavaro, De Rossi e Thiago Motta sullo sfondo, quasi impossibile il ritorno di Mancini).
Sei cambi di formazione
Rispetto all’Italia strapazzata da Haaland e compagni, Luciano Spalletti dovrebbe apportare ben sei modifiche all’undici titolare domani sera al Mapei Stadium contro la Moldova. In particolare, Bastoni, Di Lorenzo, Zappacosta, Barella, Rovella e Udogie dovrebbero essere tenuti a riposo, con al loro posto, davanti al confermato Donnarumma tra i pali, Rugani e Ranieri accanto a Coppola, Cambiaso sull’out destro, Dimarco su quello mancino e Frattesi e Ricci a completare la mediana insieme a Tonali. In attacco dovrebbe toccare ancora a Raspadori in appoggio a Retegui.
Giordano Grassi