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| ANALISI

Pallone d’Oro, ora chi lo vince? Inter, Psg, ma non solo…

La finale di Champions League sarà tra Inter e Paris Saint Germain, sarà tra queste anche il prossimo Pallone d’Oro?

Il dubbio ora è lecito. Ci siamo dati qualche ora di attesa per capire quale potesse essere la finale di Champions League, competizione da sempre decisiva nelle votazioni finali, ora il quadro è decisamente più chiaro. All’Allianz Arena, nella casa del Bayern Monaco, saranno Inter e Paris Saint Germain a giocarsi il titolo di squadra campione d’Europa. Sarà una delle due ad alzare la coppa dalle grandi orecchi, ma sarà una delle due a vantare in rosa il prossimo Pallone d’Oro? Vincere o non vincere la Champions, lo sappiamo, è sempre influente nei giudizi finali, soprattutto in un anno in cui non ci saranno Mondiali, Europei o Coppe America. Vincerla cambia la storia di un club e la carriera di un singolo, soprattutto di chi per anni ha flirtato con quel premio e ora ha davanti l’occasione per poterlo ricevere.

Lautaro e Dembélé, una finale che vale il Pallone d’Oro?

Nell’Inter e nel Paris Saint Germain, però, di giocatori che hanno scalato le classifiche negli anni non ce ne sono. C’è Lautaro Martinez che lo scorso anno si è preso una straordinaria 7° posizione, ma la vittoria della Copa America con l’Argentina e dello Scudetto con l’Inter avevano fatto tanto. Quest’anno la situazione sarebbe diversa, a meno di suicidio del Napoli, avrebbe la possibilità di vincere ‘solo’ la Champions League e neanche da grande protagonista, seppur con un ruolo di rilievo e sempre in attesa della finale. C’è Ousmane Dembélé. L’esterno sotto la gestione Luis Enrique sta vivendo una delle sue migliori stagioni in carriera. Titolare inamovibile del Psg, ha giocato 46 partite, segnando 33 gol e servendo 13 assist, con una media di una rete ogni 92’. Una a partita, insomma. In Champions ha preso parte a 12 gol in 14 partite, contribuendo notevolmente a questo incredibile percorso del club francese e rendendo la sua candidatura alla vittoria del Pallone d’Oro non così tanto assurda.

Gigio, fatti rispettare!

C’è poi il nome a sorpresa, quello che non ti aspetti, quello che viene oscurato dalle gesta dei grandi attaccanti o dei talentuosi esterni, ma che sul cammino della propria squadra ci ha messo le mani, anzi i guanti. Gianluigi Donnarumma non vincerà il Pallone d’Oro solo perché è un portiere. Forse la più grande e insensata giustificazione nella storia di questo premio. Se il Psg è in finale di Champions League deve tutto, o quasi, al portiere italiano che nella fase a gironi, che contro il Liverpool, che nella semifinale contro l’Arsenal è stato provvidenziale con parate che vanno oltre il miracolo, oltre la fantascienza. Perché non lui? Perché non dribbla? Perché non segna? Perché indossa i guanti alle mani? Troppe ingiustizie son state fatte ai portieri, da Zoff a Buffon, fino a Neuer per citarne alcuni. Se Donnarumma dovesse decidere anche la finale di Champions League, allora questa sarebbe l’ennesima.

Due outsider. Perché? Perché no?

Un paio di nomi extra ce li teniamo e sono supportati dalla storia, in particolar modo dal loro possibile predecessore. L’ultimo Pallone d’Oro lo ha vinto Rodri, un centrocampista pazzesco, decisivo e che nell’arco della passata stagione si è rivelato il vero fenomeno del Manchester City. Ma non ha vinto la Champions League. È uscito ai quarti di finale con il Real Madrid campione, tuttavia ha vinto la Premier, tuttavia ha vinto l’Europeo; tuttavia, è stato premiato con il riconoscimento di giocatore più forte del mondo. Allora noi due nomi ce li teniamo buoni, da parte, perché anche senza Champions League meriterebbero un riconoscimento del genere.

Il primo si chiama Mohamed Salah. Lui e il suo Liverpool hanno dominato la Champions League e lui è stato il grande protagonista con 49 presenze, 33 gol e 23 assist. Numeri fantascientifici per un giocatore che non solo è stato tra i migliori al mondo, ma che non lo ha ricevuto quando i numeri dicevano altro, quando realmente lo meritava. E allora, un Pallone d’Oro stile Modric quest’anno sarebbe realmente giustificabile.

L’altro nome è Lamine Yamal. Troppo giovane? Non risulta che la carta d’identità rientri tra i criteri per l’assegnazione del premio. Avrà modo di vincerne tanti altri? Buon per lui, ma perché questo no? 100 presenze a 17 anni, numeri da capogiro e una semifinale di Champions League giocata da fenomeno, dopo aver vinto Supercoppa di Spagna, Coppa del Re ed esser vicino al successo in campionato. Yamal no perché è giovane? Almeno sforziamoci di più sulle scuse…

Niccolò Di Leo