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| ANALISI

Serie A, tra Dzeko, De Bruyne e Modric: le big puntano (solo) all’esperienza

I grandi club italiani non producono i campioni, li acquistano: ma solo al termine della carriera

Non sarà la Serie A più giovane di sempre quella in arrivo. Per lo meno, le premesse non sono queste. Gli ultimi movimenti delle squadre di Serie A hanno delineato una strategia molto chiara, non accordata tra i club, ma comune: quella di puntare su giocatori esperti, piuttosto che giovani. I nomi di riferimento sono tre. Kevin De Bruyne che si trasferisce al Napoli, Edin Dzeko che accetta la proposta della Fiorentina e che era nel mirino anche del Bologna e Luka Modric che diventerà un nuovo centrocampista del Milan. Occasioni di mercato, questo è certo, che le società hanno fatto bene a sfruttare per portare nelle proprie rose calciatori di caratura mondiale e che ancora oggi, nonostante l’età avanzata, sono in grado di dire la propria nel campionato italiano.

Tutto molto bello, ma perché?

Poche perplessità, tanto stupore per i colpi piazzati, ma anche una riflessione da fare: perché questa tendenza? La risposta è chiara, oggi i club italiani sono in grado di arrivare a questi nomi solo in due fasi della loro carriera: quella dell’esplosione e quella finale. Nel mezzo sono altri i Paesi che si godono le loro gesta. Non si tratta ovviamente di una critica ai calciatori o agli acquisti, comunque ottimi seppur alle ultime battute, ma di un movimento che si direziona verso questo tipo di affari, piuttosto che ringiovanirsi e ricostruirsi.

Quando gli altri non li vogliono più, ecco che l’Italia si fionda come un avvoltoio a caccia dell’occasione. Dzeko che ritorna dopo due anni in Turchia ne è la conferma, Modric che lascia il Real Madrid a 40 anni e il Milan che fa la guerra ai club croati per accaparrarselo. De Bruyne, per assurdo, è il più giovane dei tre acquisti. La carta d’identità dice 34 anni e garantisce ancora qualche stagione ad assoluto livello, fisico permettendo.

Nessuna prospettiva futura

Nomi che per il presente sono da leccarsi i baffi, giocatori che continueranno a deliziarci per una o forse due stagioni – guardate Pedro con la Lazio lo scorso anno -, ma che non offrono prospettive sul futuro a un movimento che oggi è evidente arrivare dietro a tutti gli altri top d’Europa, che non produce, ma diventa quasi un luogo dove spendere le ultime forze a un livello e a un ritmo che si prestano a una conclusione degna.

Niccolò Di Leo