Tre allenamenti per cambiare la Juve: i segreti della cura Tudor
Il tecnico croato ha subito dato un’impronta chiara alla Juventus: ecco come
Sono bastati pochi giorni a Igor Tudor per smontare e ricostruire la Juventus. La squadra bianconera, triste e senz’anima dopo la breve era Motta, contro il Genoa ha dato l’idea di aver ritrovato subito fiducia nei propri mezzi, al netto della più classica reazione psicologica a un cambio di allenatore. La mano del tecnico croato, però, è visibile al di là di ogni possibile reazione: ecco, allora, come Tudor ha cambiato la Juventus.

Le idee tattiche
L’era Thiago Motta è terminata con una Juventus capace di tenere un possesso palla medio del 60%, con 545 passaggi per gara. Ne ha fatti appena 418, con il possesso del 49%, la prima versione della squadra di Igor Tudor, pronta ad affondare subito senza lasciarsi distrarre da un palleggio sterile e inconcludente. La voglia di affondare si traduce subito in gioco verticale e ricerca della profondità, con una pressione costante resa più solida dall’aggiunta di un difensore. La squadra si è riscoperta rocciosa, come testimoniato dai dati: rispetto ai 21 duelli aerei (38% vinti), 15 contrasti e 2 palloni intercettati, la nuova versione dei bianconeri ha portato a casa 40 duelli (60% vinti), 29 contrasti (83% riusciti) e 6 palloni intercettati.
Il valore dei singoli
Inevitabile poi non soffermarsi su alcuni giocatori della Juventus portati a nuova vita da Tudor. Il primo è il match winner Yildiz: non più confinato su una fascia, ma libero di spaziare su tutto il fronte offensivo, come dimostra proprio il gol arrivato dalla destra. Il secondo è inevitabilmente Vlahovic: Tudor lo ha tenuto in campo per fargli ritrovare morale, anche quando il serbo sembrava non averne più. Non è ancora un calciatore ritrovato, ma la missione è evidente. Vietato dimenticare poi Nico Gonzalez: da giocatore svogliato e distratto a esterno a tutta fascia costantemente dentro la partita. Applicazione totale da parte dell’argentino, cruciale nel reggere il piano gara ideato dal tecnico croato. Degno di nota, infine, anche il lavoro chiesto a Thuram e Locatelli, non più costretti a muoversi solo orizzontalmente ma con licenza anche di guidare le transizioni offensive e il pressing. Per il beneficio non solo proprio, ma di tutta una squadra che si è improvvisamente riscoperta capace di vincere e convincere.
Claudio Ferrari