Analisi 19 marzo

Una Juve senz’anima: colpa di Motta e della sua confusione

Il progetto è naufragato e l'allenatore ha perso del tutto lo spogliatoio, remando contro i suoi stessi giocatori
Iacopo Erba

Il progetto è naufragato e l’allenatore ha perso del tutto lo spogliatoio, remando contro i suoi stessi giocatori

Era oggettivamente difficile, dopo i tanti proclami e i 200 milioni e oltre investiti sul mercato tra giugno 2024 e lo scorso gennaio, che la Juventus offrisse uno spettacolo tanto misero proprio nelle settimane più decisive della stagione. E invece, in un rush finale tiratissimo che vede sei squadre raccolte in appena sei punti tutte con l’unico obiettivo di centrare il quarto posto che coincide con la qualificazione alla prossima Champions League, quello bianconero è certamente il cavallo più stanco e zoppicante. E gran parte delle colpe di questa andatura disastrosa risiedono anche nelle scelte del suo fantino, il simil condottiero Thiago Motta. Colpa dei suoi troppi input, che invece di aumentare la fiducia hanno deteriorato completamente uno spogliatoio boicottato per certi versi proprio da chi doveva tenerne le redini.

Ben 39 strade, nessuna vera direzione

Dietro le sconfitte rovinose, la poca costanza di rendimento e le brucianti eliminazioni Inn Champions e Coppa Italia contro le tutt’altro che irreprensibili PSV ed Empoli c’è una delittuosa confusione, tradotta in scelte prive di qualsivoglia logica: con Thiago Motta alla guida quest’anno la Juve si è mostrata in ben 39 forme diverse, 39 undici titolari tra i quali un po’ a causa dei tanti infortuni e un po’ per visioni francamente inspiegabili del tecnico hanno contribuito a fare di questa squadra niente di più di un indigesto minestrò, la classica ricetta svuotafrigo nella quale mischi tutto per poi scoprire che non funziona niente. A Firenze si è arrivati forse all’apice, con Yildiz e Conceicao entrambi in panchina e tre difensori sostituiti a risultato ampiamente compromesso. E non dimentichiamoci poi della folle regola della rotazione della fascia di capitano, che tanto bene aveva funzionato a Bologna e che è altresì assolutamente inapplicabile nel contesto Juventus, dove il risultato è stato creare un gruppo senza leader e senza personalità.

Incapace di adeguarsi

Già, contesto. Il vero cortocircuito è dovuto senza dubbio all’incapacità di Motta di comprendere la grandezza e la peculiarità del club in cui ha scelto di misurarsi. La Juve non fa sconti a nessuno e, piaccia o no, è molto difficile da ribaltare come un calzino. Ci si può riuscire a La Spezia e a Bologna, non con la Vecchia Signora. Questo il tecnico non ha mai voluto comprenderlo e invece di adeguarsi ha preferito seguire la sua strada, finendo per inimicarsi ambiente e soprattutto spogliatoio. Ciò che emerge dalle disastrose ultime uscite è infatti abbastanza curioso: sembra più l’allenatore a provocare i giocatori piuttosto che il contrario. Una sorta di strano auto-sabotaggio che ha dilapidato centinaia di milioni di investimenti. Possono i vari Koopmeiners, Nico Gonzalez e compagnia cantante essere tutti inadeguati e non all’altezza? Se nessuna arma funziona, la colpa non può che essere di chi le manovra…

Iacopo Erba

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