C’è chi dice no: da Salah a Theo Hernandez, chi ha rifiutato l’Arabia Saudita
Con i suoi contratti faraonici la Saudi Pro League è diventata la meta più ambita di calciatori e allenatori, ma ci sono delle eccezioni

Simone Inzaghi è solo l’ultimo dei protagonisti, tra calciatori e allenatori, a lasciare il calcio europeo per approdare in Arabia Saudita. Il tecnico piacentino, infatti, ha salutato l’Inter e ha accettato l’offerta dell’Al Hilal che ha messo sul piatto un biennale da 25 milioni di euro. Il totale, ça va sans dire, fa 50 milioni in appena due anni. Insomma, non male. Eppure c’è chi al portafogli ha anteposto il cuore e l’ambizione rifiutando contratti fantasmagorici in nome del calcio, quello che si gioca ad alti livelli, non ancora in Saudi Pro League.
Il rifiuto di Bruno Fernandes
Tra questi vi è certamente il capitano del Manchester United Bruno Fernandes, a cui lo stesso Al Hilal aveva offerto un quadriennale da 25 milioni netti a stagione più 80 destinati ai Red Devils. Dal ritiro del Portogallo, però, l’ex centrocampista, tra le altre, di Udinese e Sampdoria, ha spiegato: “Mi sono preso un po’ di tempo per pensare al futuro: sarei stato aperto alla soluzione se il Manchester United avesse ritenuto che il mio periodo con loro era concluso. Ma ho parlato con Ruben Amorim, che ha subito cercato di dissuadermi. E poi ho parlato col club, che non voleva cedermi a meno che non fossi stato io a chiederlo. Poi ho parlato con la mia famiglia: mia moglie mi ha chiesto di pensarci, di capire se era davvero quello che volevo per il mio futuro professionale. Sarebbe stato facile per me andare in Arabia Saudita. In squadra avrei trovato Ruben Neves e Joao Cancelo: le nostre famiglie sono amiche, i nostri figli giocano insieme. Ma voglio rimanere al livello più alto, giocare nelle competizioni più importanti perché mi sento ancora in grado di farlo. Ho ancora una grande passione per lo sport e sono estremamente felice della mia decisione”.
Salah e il no all’offerta monstre dall’Arabia Saudita
Ben più elevata era invece la cifra proposta a Momo Salah che per restare al Liverpool, con il quale ha vinto l’ultima Premier League, ha detto di no a circa mezzo miliardo di euro. “La trattativa è stata seria – ha raccontato l’egiziano in una recente intervista con una tv del suo Paese –, i miei rapporti coi dirigenti della lega sono ottimi. Sarebbe stata una buona opportunità per me, se non avessi rinnovato col Liverpool”.
Quando il cuore conta più dei soldi: i casi di Theo Hernandez e De Bruyne
Meno faraonico ma comunque importantissimo il contratto proposto a Theo Hernandez: per il laterale rossonero l’Al Hilal, sempre loro, aveva messo sul piatto 18 milioni a stagione per tre anni più 30 al Milan. La voglia di restare a giocare ad alti livelli, però, è prevalsa e il francese ha deciso di restare in Europa, in attesa dell’affondo dell’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Giocherà invece in Italia Kevin de Bruyne, prossimo acquisto del Napoli campione d’Italia. Il classe ’91 dopo 10 anni al Manchester City ha deciso di cambiare aria e andrà a rinforzare la mediana di Antonio Conte. E pensare che su di lui c’era un club arabo che, come ammesso dal diretto interessato, gli avrebbe permesso di guadagnare in una sola stagione più di quanto raccolto in una carriera intera. Per il bene del calcio e dei suoi appassionati, però, ha scelto il Vesuvio anziché il Rub’ al-Khali, anche conosciuto come “Deserto Vuoto”. Sì, perché a volte le ragioni del cuore valgono più dei contratti a sei zeri.
Vincenzo Lo Presti