Papa Francesco, il Papa tifoso: le frasi iconiche sul calcio
Frasi iconiche, ricche di significato o banali preferenze che hanno accompagnato il papato di Papa Francesco e la sua passione per il calcio

Una luce che brilla e che illumina Piazza San Pietro, due colori che al tramontar del sole ci regalano un legame tra il divino e il terreno. Ieri davanti al ‘Cupolone’ era impossibile non notarli. Camminavano tra le colonne, si guardavano intorno, si appoggiavano alla balaustra scambiando qualche parola. E non erano gli unici, ma forse i più evidenti. Tre ragazzi con la maglia dell’Argentina. Uno riportava il nome di Maradona sulle spalle, l’altro quello di Messi e il terzo non aveva alcuna scritta. La sua schiena sembrava una tela sulle quali due fasce bianche e azzurre scivolavano via, pronte a esser coperte da un terzo nome, da un altro numero a completamento di un trio che ormai dal 2022, anno della vittoria del Mondiale in Qatar, appare su uno stendardo di un qualche tifoso argentino quando in campo c’è l’Albiceleste.
Le due divinità terrene, ai lati dell’ultimo erede di San Pietro che con la mano benedice i fedeli. Nel giorno della scomparsa di Papa Francesco a San Pietro non c’erano solo simboli cristiani. Tra le croci e i fiori, tra i passanti che si fermavano per una preghiera, lungo Via della Conciliazione e in Piazza San Pietro spuntavano di tanto in tanto maglie da calcio che si differenziavano nella mischia. C’era chi indossava quella dell’Argentina o del San Lorenzo, chi quella del Brasile, del Botafogo o di Berbatov del Manchester United. Ognuno metteva in mostra la propria fede davanti a quel balcone dove per 12 anni si è affacciato il ‘papa futbolero’.
“Messi come Dio? Sono modi di dire! Ma che bello vederlo…”
La sua passione per il calcio non è mai stata un segreto. Papa Francesco giocava in porta da ragazzo, quando si è innamorato dei colori del San Lorenzo diventandone uno spassionato tifoso. Ha vissuto le gesta di Maradona, poi quelle di Messi e questa passione lo ha accompagnato nel corso del suo cammino cristiano, unendo il divino e il terreno, fondendoli insieme e concedendo, talvolta, anche alcuni paragoni. Quali? Uno, il più scontato. “Lei che li conosce entrambi: è un sacrilegio dire che Messi sia Dio?”, gli chiese in un’intervista Jordi Evole, incassando come risposta: “In teoria è un sacrilegio, non si può dire. Io non credo. Tu credi di sì?” rispose severo, prima di alleggerire: “ma sono modi di dire della gente” e aggiungere: “però è una bellezza vederlo…”.
“Maradona o Messi? Pelé!”
Da buon argentino anche lui ha dovuto vivere la divisione tra il vecchio e il nuovo, tra l’idolo dei genitori e quello dei figli. Messi o Maradona? Maradona o Messi? Chi era più forte, chi tra i due è più rappresentativo? Ma soprattutto, chi era il preferito di Papa Francesco? Anche questa domanda ebbe una risposta e, se non la conoscete già, mettetevi seduti comodi sul divano perché non siete pronti. “Io dirò un terzo. Pelé. Sono i tre che io ho seguito. Maradona come giocatore un grande, un grande. Ma come uomo è fallito” – questa frase scatenò numerose polemiche in Argentina e in tutto il mondo – “Messi è correttissimo. È un signore. Ma per me tra questi tre il grande signore è Pelé. Un uomo di un cuore. Io ho parlato con Pelé, una volta l’ho incontrato su un aereo quando ero a Buenos Aires, abbiamo parlato. Un uomo di una umanità così grande. I tre sono grandi. Ognuno con la sua specialità. Messi è bravo in questo momento. E Pelé era bravo”. Che batosta.
“Chi segnerà un gol come Pontoni?”
Ancora l’Argentina è protagonista di questo terzo aneddoto, ma questa volta in coesistenza con l’Italia. Era il 2014 quando le due Nazionali si diedero appuntamento in Vaticano, prima di un’amichevole pre-Mondiale in Brasile. In quell’occasione Papa Francesco le accolse insieme, dialogò con loro e guardando in faccia con aria seria i giocatori, si rivolse loro dicendo: “Vediamo chi ha il coraggio di fare un gol più memorabile di quello di Pontoni”. Se vi state chiedendo chi sia Pontoni, non vi preoccupate la domanda è più che lecita. René Alejandro Pontoni fu uno storico attaccante del San Lorenzo che, durante una tournée in Spagna umiliò ogni avversario, segnando anche un gol rimasto nella memoria del Pontefice: “Mi ricordo un gol in cui fece tac, tac, tac, gol” raccontò tra le risate dei presenti.
Il calcio e il suo ruolo divino
L’ultimo dei numerosi aneddoti che legano Papa Francesco al calcio è strettamente legato all’essenza di questo sport. Prima lo abbiamo presentato come un qualcosa di terreno legato al divino, ma è pur vero che Francisco I è stato in grado di estrapolare dal calcio anche la sua essenza ultraterrena, renderlo un mezzo per la missione di Dio. Lo ha fatto sempre nel 2014, quando si giocò a Roma la Partita della Pace. Papa Francesco si rivolse ai presenti, parlò loro del calcio come fosse il cattolicesimo, lo ha raccontato come un qualcosa di tanto distante rispetto a quello che conosciamo noi, quasi di diverso. Lo ha portato nella nostra intimità, ci ha fatto capire che questo sport, soprattutto perché sport, può diventare per noi e per tutti simbolo di abbattimento delle discriminazioni, di benevolenza ecumenica.
Niccolò Di Leo