Pecco Bagnaia, MotoGP
Analisi 23 agosto

Bagnaia sta soffrendo, ma in Ducati tutto tace

Pecco Bagnaia non riesce a superare i problemi della sua moto: a Balaton Park registra un altro crollo e da Ducati nessuno gli tende la mano
Niccolò Di Leo
Pecco Bagnaia, MotoGP

Pecco Bagnaia non riesce a superare i problemi della sua moto: a Balaton Park registra un altro crollo e da Ducati nessuno gli tende la mano

«Non riesco assolutamente a guidare questa moto». Nuovo weekend, stessi problemi. Nel Gran Premio d’Ungheria le cose continuano a non andare in casa Ducati o, meglio, in casa Pecco Bagnaia. Dopo gli scarsi risultati dell’Austria, tra i problemi alla gomma durante la Sprint Race mai svelati da Michelin e il crollo nella gara lunga, il pilota torinese ha chiesto più volte spiegazioni, nella speranza di avere delle risposte sulla sua situazione. Ma tutto tace. A sentir parlare Tardozzi la situazione sembrerebbe normale, gestibile, con entrambe le parti che dovrebbero far qualcosa per risolvere la questione.

La peggior qualifica da due anni

Eppure, la sensazione è che qui di risolvibile ci sia veramente poco. A Balaton Park, dopo un venerdì da incubo, Bagnaia inizia in deficit anche il sabato mattina. Le Prove Libere 2, poi le qualifiche partendo dalla Q1 e mancando l’accesso alla Q2. A 5′ dalla fine era 1:37.96 il tempo con il quale si era messo in seconda posizione nella prima fase di qualifiche, alle spalle di un super Bezzecchi (che partirà secondo in griglia). Ma non è bastato. Pecco non è riuscito a fare di meglio e si è dovuto accontentare di un quinto posto che significherà partire quindicesimo nella Sprint race di questo pomeriggio alle ore 15.00: la sua peggior qualifica dal 2023.

Il podio, un miraggio lontano

Balla quella moto sull’anteriore. Sente ogni minimo dislivello di una pista che è stata utile per evidenziare ancora di più le criticità di un anteriore che balla in continuazione e gli impedisce di staccare come vorrebbe, gli rende impossibile fare quelle entrate in curva che in un circuito insidioso come quello di Balaton Park è fondamentale per pensare di essere competitivo. Da qui la frase: «Non riesco assolutamente a guidare questa moto».

D’altronde, è dall’inizio della stagione che questa costante accompagna il cammino di Bagnaia. Inizialmente sembrava poter raggirare il problema e conquistare qualche podio, oggi le cose sembrano andare addirittura peggio e anche le prime tre posizioni sono un miraggio, un obiettivo apparentemente irraggiungibile. Certamente la crescita di Bezzecchi, quella di Aldeguer e di Pedro Acosta gli hanno complicato ancora di più i piani, ma un tre volte campione del mondo che non riesce neanche a competere per una terza posizione è indicativo.

Le Ducati ballano il tango?

Partiamo da un presupposto, le qualità di Bagnaia sono note a tutti e dimostrate. Lui ha riportato la Ducati là dove non stava da Casey Stoner: solo questo dovrebbe bastare per capire con chi si ha a che fare, solo questo dovrebbe rendere l’idea su una moto che non ha niente di ciò che serve a un pilota della sua caratura e con le sue caratteristiche. Quello dell’anteriore è il problema più identitario. Bagnaia ha sempre fatto della staccata un suo punto di forza, oggi è diventato uno dei piloti più in difficoltà nel farlo. Non riesce.

Quando preme quel freno con tutta la forza che ha, la sua Desmosedici balla un tango scatenato. Sembra di salire su un tagadà. Quindi si abbassa la velocità, quindi si gestiscono le gomme: quindi è più lento e perde 12 secondi in Austria, al Red Bull Ring, rispetto alla stagione precedente: là dove nelle ultime tre stagioni era stato dominatore assoluto, stabilendo il record della pista.

Basta chiacchiere, serve chiarezza!

È chiaro che il problema sia la moto. Sicuramente Pecco dev’essere capace di riadattare il suo stile di guida, modificarlo fino a dove può, ma poi tra le mani deve avere uno strumento che ne esalti i punti di forza, non che lo costringa a cambiarli. Bagnaia non è il giovane emergente, è il campione affermato e lasciato nell’angolo buio del box, mentre tutti lo tengono alle spalle osannando – giustamente per quanto fatto in pista e in carriera – Alex Marquez.

Il dovere di Ducati era quello di creare una moto che potesse esaltare la caratteristiche di un pilota vincente, soprattutto dopo una stagione come la scorsa, con il titolo sfuggito di una decina di punti. Oggi il dovere di Ducati, dopo aver fallito il primo grande obiettivo, è quello di dare delle spiegazioni, se non pubblicamente, almeno a lui. Spiegare a Pecco Bagnaia perché il primo pilota del team ha a disposizione una moto che nulla ha a che vedere con lui.

Niccolò Di Leo

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