Caos United: Amorim sulla graticola, i nomi sul piatto
Sconfitta dopo sconfitta: il progetto Amorim traballa. Numeri allarmanti e Ratcliffe contatta i primi candidati per la panchina

Il Manchester United sembra impantanato in una crisi che non è più solo di risultati ma soprattutto di identità: la sonora sconfitta per 3-1 contro il Brentford ha lasciato la squadra 14ª in classifica con appena 7 punti raccolti in sei giornate. Un disastroso avvio di stagione, con l’atmosfera attorno a Carrington sempre più tesa fra tifoseria, opinionisti e proprietà. L’impressione è quella di un progetto naufragato sotto ogni punto di vista, tra questioni tattiche approssimative, errori individuali ripetuti e una capacità ridotta di reagire alle difficoltà, mentre la dirigenza prova a capire se optare per la pazienza o per una risoluzione rapida del problema tecnico. Amorim, insomma, è nell’occhio del ciclone e stavolta sembra non poterne più uscire.
Numeri disastrosi
I freddi numeri alimentano il sospetto che non si tratti di una flessione temporanea: da quando Amorim è sbarcato a Old Trafford nel novembre 2024 la sua gestione è costellata da risultati altalenanti e letture statistiche impietose. In 49 partite alla guida dei Red Devils il bilancio registra 19 vittorie, 9 pareggi e 21 sconfitte, un rendimento gravemente insufficiente per un club con ambizioni europee e con una storia tanto gloriosa. E peggio ancora, con il portoghese al comandi lo United è andato sotto per primo in ben 21 occasioni, un dato record nel periodo che spiega molte delle difficoltà a rimontare e a incidere sull’andamento delle partite. Dati del genere mettono in luce problemi strutturali e rendono difficile immaginare un rapido ritorno alla normalità senza scelte radicali.
I sostituti
Mentre la scrivania dei piani alti prende nota, compaiono i primi profili sondati per il dopo-Amorim: TalkSport colloca Gareth Southgate tra i tre candidati già contattati, con Sir Jim Ratcliffe che secondo i media avrebbe avviato contatti esplorativi nelle ultime settimane; sul tavolo sono presenti anche alternative più europee o pragmatiche come Oliver Glasner, fautore del miracolo Crystal Palace; infine, nomi “di casa” come Michael Carrick vengono accostati come soluzioni di breve periodo per traghettare verso l’ennesimo nuovo inizio. La lettura è chiara: la proprietà non vuole improvvisare, ma la finestra per una scelta ragionata si restringe ogni settimana che passa e la sensazione è che il cambio in panchina, quando (e se) arriverà, sarà guidata più dalla necessità di mettere un argine all’emorragia di risultati che da un piano tecnico a lungo termine.