Analisi 19 novembre

Sempre più infortuni nel calcio: uno studio spiega la motivazione

Più si gioca più ci si infortuna seriamente: è questo il risultato dello studio "Injury Time" condotto dall’Assocalciatori

Più si gioca più ci si infortuna seriamente: è questo il risultato dello studio “Injury Time” condotto dall’Assocalciatori

Sono sempre di più gli infortuni seri dei calciatori, molti dei quali avvengono in Nazionale durante la sosta dei campionati. L’allarme è stato lanciato già negli ultimi anni da diversi calciatori e allenatori (“Si gioca troppo spesso”), ma è rimasto inascoltato. L’Assocalciatori (Aic), quindi, ha voluto vederci chiaro e ha pubblicando un proprio studio chiamato “Injury Time” in cui spiega il nesso causale tra la quantità di partite giocate e gli infortuni. 

Lo studio è stato realizzato prendendo in considerazione i maggiori campionati europei nelle ultime due stagioni, che nel giro di 16 mesi (invece di 24) hanno visto disputarsi anche Mondiale ed Europeo. Ciò che emerge è che i calciatori di Serie A e Liga sono stati infortunati per l’11% dei giorni disponibili, mentre in Premier League la percentuale sale addirittura al 15%. Andando nello specifico, si è potuto constatare che nella stagione appena trascorsa gli infortuni sono aumentati del 30% rispetto a quelli della stagione 2022/23, quando non si è disputato il Mondiale.

Sotto processo ci sono i nuovi format FIFA e UEFA che portano a club e calciatori uno stress ulteriore, come ad esempio le nuove Champions, Europa e Conference League o il Mondiale per club extralarge.

Lo studio mette in luce come superando le 40 partite stagionali il rischio di infortuni sale vertiginosamente. Un club che gioca 55 partite stagionali rischia di perdere un calciatore per almeno 70 giorni in una stagione, con il dato sale a 107 giorni se si considerano le 11 partite in più con i nuovi format internazionali. A tutto ciò si aggiungono, ovviamente, le Nazionali. Ci sono calciatori, come Reijnders del Milan, che lo scorso anno hanno disputato 65 partite, con una media di 1 match ogni 5 giorni.

Per questo motivo Umberto Calcagno, presidente dell’Aic e vicepresidente della FIGC, vuole impegnarsi per cambiare le cose e “garantire che i top player siano messi nelle migliori condizioni per esprimersi al loro massimo livello”, spiegando che non è possibile che “l’aumento dell’offerta televisiva (e quindi più partite) sia l’unica risposta del sistema calcio internazionale al calo dell’interesse dei tifosi e al decremento del valore dei diritti tv”.

Chiara Scatena

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