Koopmeiners difensore: una narrazione sgradevole
Teun reinventato (si fa per dire) da Spalletti in difesa: meno rischi e più equilibrio, ma la Juventus lo aveva preso per segnare e dominare

La kafkiana metamorfosi di Teun Koopmeiners in braccetto della difesa a tre continua inesorabile. L’olandese sarà con ogni probabilità riproposto in quella zona di campo da Luciano Spalletti anche nel derby della Mole contro il Torino, in una partita dal peso specifico molto importante per dare continuità al buon avvio dell’era bianconera. Un’esperienza nella quale l’olandese è tornato indiretto protagonista, grazie alla nuova veste tattica a lui cucita addosso in quello che assomiglia a un percorso quasi del tutto nuovo dopo mesi difficilissimi, esposto su una trequarti che per lui si era trasformata dopo anni di soddisfazioni a Bergamo in un vero e proprio campo minato.
Strada giusta
La direzione intrapresa appare corretta. Koopmeiners è apparso più leggero di testa se responsabilizzato in zone di campo un po’ meno calde e, piuttosto che essere sempre messo nella condizione di dover prendere scelte difficili a ridosso della porta, può adesso concentrarsi a comandare la squadra da lontano. Una sorta di bolla protettiva, che certamente contribuirà al recupero parziale o totale di un giocatore che per la Juventus rappresenta certamente un patrimonio tecnico ed economico. Ma attorno a questo ritorno al passato (in Olanda a inizio carriera gli capitò spesso, prima di spostarsi a centrocampo) sta montando una narrazione stucchevole, portata avanti anche dallo stesso giocatore.
Non attacca
“Non sono un attaccante che può giocare spalle alla porta come ho giocato nelle altre partite e l’ho detto anche alla società” ha tuonato il buon Teun, quasi a rimarcare come chi c’era stato prima non ci aveva poi capito granché. Ma la verità è che se la Juventus ha investito soltanto due estati fa 60 milioni di euro non lo aveva di certo fatto per ritrovarsi un difensore centrale atipico e più tecnico. La Juve lo aveva inseguito per le sue spiccate doti offensive, per lo strapotere dimostrato in mezzo al campo, perché a Bergamo era diventato inarrestabile e soprattutto anche una macchina da gol. E al di là della confusione dell’ultimo periodo, Koopmeiners a Torino ha faticato in qualsiasi ruolo sia stato proposto, anche quelli per lui considerabili “naturali” come mezzala e trequartista. Voler passare da incompreso è dunque una stortura e, a dire la verità, un. giochino in cui non dovrebbe cascare nessuno. Neppure la società stessa e tantomeno un allenatore che ora, più che esaltarlo, lo sta riabilitando.