Lazio, il compromesso storico: Sarri ha un’arma in Dia
Tanto criticato, ma tanto caro a Maurizio Sarri: Boulaye Dia è la nuova arma del Comandante per rivoluzionare la Lazio
La Lazio sta vivendo un momento positivo dopo un’estate drammaticamente difficile. L’inizio di stagione contro il Como, la sconfitta contro il Sassuolo e quella nel derby avevano ampliato le sofferenze di un ambiente che non aveva e non ha digerito il blocco del mercato estivo e l’impossibilità di rafforzare la squadra. A complicare ulteriormente la vita a Maurizio Sarri, ignaro della decisione della Covisoc al momento della firma, sono stati i molteplici infortuni che fin dal ritiro non gli hanno mai permesso di lavorare con la rosa al completo. Nonostante questo, però, la Lazio segna, si difende benissimo (al punto da strappare 5 clean sheet nelle ultime 6 partite) e soprattutto è imbattuta da 6 partite con 3 pareggi e 3 vittorie, tra queste anche quella contro la Juve.
Sarri si è trasformato
Maurizio Sarri sembrerebbe aver trovato un compromesso tattico. Sul reparto difensivo è riuscito a metter mano, imprimendo quei dettami che nel 2022/2023 portarono la sua Lazio a diventare la seconda miglior difesa d’Italia e una delle migliori d’Europa. Dalla cintola in su, invece, è andato contro sé stesso, ha rinunciato a quei principi tattici che lo hanno reso noto in tutto il mondo, e sta “violentando” – per rubargli un termine utilizzato da lui stesso in conferenza stampa – il proprio gioco per riuscire a valorizzare al meglio le caratteristiche di un gruppo che si è messo a sua completa disposizione. “In questo momento tutti i singoli sono a disposizione del collettivo, questo mi rende molto contento” aveva detto dopo la vittoria per 2-0 contro il Cagliari, rispondendo a una domanda su Boulaye Dia. La sua Lazio non controlla più il gioco o, per lo meno, non lo fa più con il pallone tra i piedi. Aspetta l’avversario, si lancia negli spazi e cerca di sfruttare al massimo gli esterni.
Dia, un’arma per Sarri
Una pedina fondamentale nel suo gioco è proprio Dia. L’attaccante senegalese sta subendo numerose critiche in casa Lazio per il suo rendimento non sempre sufficiente, ma è proprio con lui che Maurizio Sarri ha dovuto trovare l’accordo più difficile, quello più limitante: chiedendogli di sacrificare sé stesso, per il bene del collettivo. Non sono casuali, infatti, le strenue difese che il Comandante sta portando avanti verso il suo numero 9, che forse fatica a trovare la via della rete (solo 1 tiro in porta nelle ultime tre partite), ma che ha accettato di indossare l’elmetto e l’armatura per combattere con i difensori avversari, portarli via dalla linea e aprire spazi alle spalle della difesa che esterni e centrocampisti hanno il compito di colmare. Nelle ultime quattro partite giocate Dia è il giocatore che ha subito di più la pressione avversaria degli avversari in casa biancoceleste, superato da Noslin solo nella sfida contro il Torino. Testimonianza di come il suo gioco sia cambiato rispetto alla scorsa stagione e il suo ruolo nella squadra sia chiaro e definito.
Dia versione Senegal
“Dia sento che è molto criticato, ma non posso attaccare un giocatore per delle partite con poche qualità, perché non ha fatto mancare niente alla squadra. Dai centravanti poi si aspettano i gol, ma lui non ci sta facendo mancare niente. È da apprezzare. Speriamo che cresca perché ha le qualità per fare bene in fase offensiva“. Ha parlato così oggi Sarri riferendosi proprio a Boulaye Dia. Ha esaltato il suo lavoro e ne ha apprezzato il sacrificio, ma con la consapevolezza che non è nuovo a prestazioni di questo tipo. Se oggi gli viene chiesto di snaturarsi per esser fondamentale alla Lazio, nel Senegal lui lo fa già da tempo per valorizzare al massimo Mané. Da buon attaccante atipico qual è, Dia è il giocatore che permette all’ex Liverpool di attaccare la linea difensiva senza la rogna di un centrale che gli chiuda lo spazio. Una tattica collaudata e di cui Sarri ha approfittato, nella speranza di riuscire a chiedere a Zaccagni e Isaksen lo stesso lavoro in attesa del ritorno di Castellanos, ma anche di Cancellieri che nelle partite precedenti all’infortunio aveva dimostrato di saper fare molto bene quel lavoro.