Analisi

Lazio-Napoli, è Baroni contro Conte: l’estetica sfida la praticità

La Lazio di Marco Baroni brilla e stupisce, il Napoli di Conte riparte e fa male: due tecnici a confronto in una sfida di grande calcio

La Lazio di Marco Baroni brilla e stupisce, il Napoli di Conte riparte e fa male: due tecnici a confronto in una sfida di grande calcio

Questa sera sarà show in Coppa Italia. Alle 21.00 sul prato dello Stadio Olimpico di Roma si giocheranno degli ottavi di finale atipici e proprio per questo spettacolari. Non sarà una grande contro una piccola, non sarà uno scontro squilibrato come spesso avviene, sarà la sfida tra le due sorprese di una stagione che di colpi inaspettati ne ha regalati tanti. Da una parte ci sarà la creatura di Marco Baroni, una Lazio che vola in campionato – nonostante lo stop di Parma – e che in Europa League domina la classifica. Dall’altra parte ci sarà l’invenzione di Antonio Conte, un Napoli che senza coppe si è guadagnato il primo posto in Serie A e ora vuole regalarsi il suo quarto scudetto nella storia, il secondo in tre stagioni, magari coltivando anche il sogno Coppa Italia. Per entrambe la partita di oggi sarà l’occasione per confermarsi anche in un’altra competizione, la chance per puntare a un trofeo dal percorso più breve, ma non per questo meno importante. Baroni e Conte si sfideranno a suon di tattica, idee, novità e scommesse, in una partita che sulla carta promette spettacolo.

Baroni e la forza di rischiare

La Lazio di Marco Baroni è la più grande novità di questo inizio di stagione. Chi mai si sarebbe aspettato un impatto del genere da un tecnico che ‘aveva allenato solo Verona e Lecce’, seppur facendo due autentici miracoli sportivi? Forse nessuno, eppure Baroni il miracolo lo sta facendo anche alla Lazio. Una squadra smembrata in estate, con la cessione di leader come Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson e ricostruita con l’arrivo di giovani promettenti e scommesse da rilanciare. Dia, Castrovilli, Dele-Bashiru, Tavares. Nomi che in estate non hanno entusiasmato, ma che oggi sono la creazione più grande di un tecnico che ha saputo osare, sfruttando le loro caratteristiche, inventando Dia non come alternativa di Castellanos, ma come suo appoggio nel ruolo da trequartista. Un allenatore che davanti alla grande occasione della sua carriera ha deciso di giocare un calcio offensivo, assumendosi dei rischi concreti, ma producendo un gioco che oggi fa gola a tutti e che tutti hanno imparato ad apprezzare. I suoi numeri descrivono il suo lavoro: 19 panchine alla Lazio, una media punti di 2,16 e una media gol a partita di 2,11. Solo applausi.

Conte, passione praticità

Sulla panchina opposta, però, ci sarà il primatista: Antonio Conte. Per lui le panchine sono 16, la media punti leggermente più alta perché arriva a 2,38, ma quella gol che scende a 1,88. Se Baroni ha inventato, ha rischiato e osato, Conte si è reinventato da solo. Dopo un inizio di puro Contismo con la difesa a tre, ha capito che qualcosa andava cambiato. È arrivato McTominay, è arrivato Gilmour ed è arrivato Lukaku. I giocatori per fare qualcosa di diverso c’erano e quindi via al classico 3-5-2, sul quale ha costruito la sua carriera, e dentro un 4-3-3 o 4-2-3-1 atipico per lui e per il suo gioco, ma che sembra funzionare alla perfezione. Il Napoli, che ha trovato in Buongiorno il suo leader difensivo e ha ritrovato capitan Di Lorenzo, è una squadra che sa soffrire, sa difendere, sa far sfogare gli avversari, ma soprattutto sa ripartire quando c’è da far male. Negli spazi aperti, in rapidità è infermabile e quando si tratta di contropiedi, Conte sa davvero essere un maestro. Se da una parte Baroni e la Lazio propongono un calcio bello e dinamico, dall’altra parte Conte non bada all’estetica, punta alla sostanza. Stili diversi a confronto

Niccolò Di Leo

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