Analisi

Manchester City, ennesima sconfitta: le statistiche sono lo specchio di un dramma

Il Manchester City perde anche contro la Juve, le statistiche dei Citizens sono drammatiche e Pep Guardiola affronta la più grande crisi della sua carriera
Luigi Indaco

Il Manchester City perde anche contro la Juve, le statistiche dei Citizens sono drammatiche e Pep Guardiola affronta la più grande crisi della sua carriera

Non è uscito con graffi in testa Pep Guardiola. Il tecnico spagnolo si è presentato davanti alle telecamere incolume, almeno questa volta, al contrario di quanto avvenuto dopo la clamorosa rimonta subita sempre in Champions League contro il Feyenoord. Eppure, questa sconfitta fa probabilmente ancora più male. Il suo Manchester City perde per 2-0 contro la Juve, scivola in classifica in ventiduesima posizione e il rischio che possa essere eliminato già nella fase a girone unico è quanto mai concreto, visti anche i prossimi appuntamenti a Parigi contro il Psg (oggi venticinquesimo e fuori dai giochi) e contro il Bruges all’ultima giornata. Pep si assume le responsabilità, ammette di avere delle colpe ed evidenzia uno stato mentale non roseo della propria squadra, pur riconoscendo la forza e la bravura della Juventus. Il problema, però, va oltre le parole e oltre la psicologia e sono i numeri a evidenziarlo chiaramente.

Pep, mai così in difficoltà!

In campo a Torino si è vista una squadra forte, che ha fatto la partita, ha creato, spaventando la difesa bianconera più volte, ma spesso scontrandosi con il muro eretto dalla Vecchia Signora o contro un incredibile Di Gregorio, provvidenziale in almeno due occasioni. La squadra di Thiago Motta, al contrario, ripartiva sfruttando gli spazi che si aprivano nella retroguardia inglese, arrivando a punire due volte Ederson con il gol quasi casuale di Vlahovic e l’elegante sforbiciata del neoentrato McKennie. Il volto di Guardiola è privo di graffi, questa volta non ha ferite autoprodotte, ma è cupo, forse spaventato come non lo è mai stato in tutta la sua carriera e, a poche settimane dal suo rinnovo, nel proprio futuro vede ostacoli che lui stesso non ha mai affrontato. Si dovrà reinventare, dovrà rinascere come non ha mai fatto prima, non perdere la bussola e far capire ai suoi giocatori, ai suoi campioni, che ha ancora in mano la squadra e con questa la soluzione per venir fuori da questo inferno.

I numeri drammatici del Manchester City

Le statistiche raccontano di un Manchester City in estrema sofferenza, l’assenza di cattiveria in campo rivela un volto nascosto, una maschera che nessuno aveva mai visto di una delle squadre più forti e dominanti dell’epoca recente. Una crisi che non sembra aver fine. Affidiamoci ancora ai numeri per capire il vero momento dei Citizens, per avere un’idea chiara di quanto sta accadendo. Partiamo dalla difesa, quella che Guardiola aveva reinventato sfruttando le grandi caratteristiche di Stones, capace di rompere la linea e diventare un regista aggiunto, e Ruben Dias. Da novembre, nei top 5 campionati europei, il Manchester City è la squadra che ha preso più gol: 21 in 9 partite giocate. Un’involuzione che ha del clamoroso e che non si può limitare solo a scelte dei singoli o tattiche. E ancora, ragionando nell’insieme.

Nelle ultime 10 partite giocate i Citizens hanno perso 7 volte, ovvero lo stesso numero di sconfitte accumulate nelle precedenti 105 partite. Questo ha del surreale e per chi aveva individuato nella sola assenza di Rodri la causa scatenante di questo disastro, è una smentita indiscutibile, per quanto realmente il suo infortunio pesi. Per questo Pep è chiamato ancora a un miracolo, per questo deve fare il Guardiola, deve tornare a far splendere quel campo di calcio che tante volte gli è stato caro amico, ma che oggi, forse per la prima vera volta, è costretto a domare e riportare dalla sua parte.

Niccolò Di Leo

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