
Zaniolo, ultima chiamata: dopo Udine il baratro definitivo
L’immagine è tutta nelle parole ironiche, ma taglienti taglienti del direttore sportivo dell’Udinese, Gianluca Nani: “Se sgarra io gli do na capocciata”. Una battuta, certo, ma che sa tanto di avvertimento. Perché Nicolò Zaniolo non può più permettersi deviazioni. A 25 anni, il tempo delle promesse è scaduto: questa avventura friulana rischia di essere l’ultima finestra per invertire una carriera che sembrava destinata all’élite europea e invece si è progressivamente incagliata, tra comportamenti poco professionali e infortuni gravi. Tre anni fa era il nome caldo sul taccuino di tante big, Juventus su tutte; oggi arriva a Udine dopo una serie di addii pesantissimi.
Quanti inciampi
L’elenco dei fallimenti non lascia molto spazio all’interpretazione. Dopo l’addio turbolento alla Roma, durante il periodo al Galatasaray non ha lasciato alcuna traccia degna di nota. All’Aston Villa non è riuscito a imporsi, finendo presto ai margini. All’Atalanta ha vissuto un passaggio intermittente: pochi lampi e nessun vero feeling con l’ex tecnico Gian Piero Gasperini. Alla Fiorentina, infine, il prestito si è rivelato un flop totale: zero impatto, zero leadership, zero continuità. E anche qualche spiacevole inconveniente extra campo. Ogni volta una nuova occasione, ogni volta un treno perso. La parabola di un talento che sembrava destinato a guidare il futuro della Nazionale ma che oggi appare più vicino all’anonimato che al riscatto.
Isola felice
Ecco perché l’Udinese rappresenta un’opportunità irrinunciabile. o, per meglio dire, un’ultima spiaggia bella e buona. I bianconeri hanno già provato esperimenti di rilancio con profili come Thauvin, riuscendo eccome nell’impresa salvo poi arrendersi e interrompere il rapporto dopo la cessione di questa estate al Lens. Con Zaniolo, arrivato di fatto a sostituirlo, la posta in gioco è ancora più alta: può diventare la sorpresa che riaccende il suo percorso, oppure l’ennesima buccia di banana che certificherebbe la sua fragilità mentale e caratteriale. A Udine troverà meno pressioni ma zero alibi: se non sfrutta questa chance, addio definitivo a Nazionale e grande calcio. E la colpa sarà stata soltanto sua.