Dal sesto posto alla zona retrocessione: cosa c’è dietro la crisi della Fiorentina

Con l’avvicinarsi del Natale, solo due squadre dei cinque maggiori campionati europei non hanno ancora vinto una partita: una è il Wolverhampton, l’altra è la Fiorentina. Dopo il sesto posto della scorsa stagione, le aspettative erano alte, ma la Viola è sprofondata in una crisi profonda.
Le origini del caos
Tutto è iniziato con l’addio improvviso di Raffaele Palladino, nonostante il rinnovo fino al 2027 e il miglior piazzamento in campionato degli ultimi nove anni. Dietro la separazione, avrebbe inciso un dissidio con il direttore sportivo Daniele Pradè. L’uscita di Palladino ha destabilizzato l’ambiente e colpito duramente anche la squadra, molto legata al tecnico, che aveva valorizzato giocatori come Kean e rilanciato De Gea.
Dalla scelta all’esonero di Pioli
Il suo successore Stefano Pioli non è riuscito a continuare sulla scia di Palladino, raccogliendo solo due punti in quattro partite, mentre in Conference League sono arrivate alcune vittorie che non hanno però mascherato le difficoltà in Serie A. Le proteste dei tifosi si sono concentrate soprattutto su Pradè, accusato di scelte sbagliate e cessioni pesanti. Il dirigente si è assunto le responsabilità e si è dimesso il 1° novembre, ma la situazione è ulteriormente peggiorata: altra sconfitta ed esonero di Pioli, con la Fiorentina ultima in classifica.
I problemi in campo
La panchina è stata affidata a Paolo Vanoli, chiamato a salvare la stagione. L’inizio è stato senza vittorie e segnato da tensioni crescenti, culminate nelle dure parole di Edin Dzeko contro il clima negativo dello stadio. Nonostante il sostegno dei tifosi in trasferta, le prestazioni sono rimaste deludenti, spingendo Vanoli a chiedere un cambio di atteggiamento netto ai giocatori. Il caos è stato evidente anche in campo, come nel caso del rigore “conteso” tra compagni, simbolo di una squadra senza certezze. Un segnale positivo è arrivato solo dalla vittoria in Conference League contro la Dynamo Kyiv, che ha ridato un minimo di morale.
Minacce e rischio concreto di retrocessione
Intanto, la crisi è degenerata anche fuori dal campo, con minacce e insulti rivolti a giocatori e famiglie, che hanno costretto il club a intervenire con una dura presa di posizione ufficiale. In questo clima pesantissimo, la Fiorentina si prepara a ospitare il Verona in quella che Vanoli ha definito una vera e propria finale salvezza: la Viola è già a sette punti dalla permanenza in Serie A e un’altra sconfitta potrebbe compromettere definitivamente le speranze di evitare una retrocessione storica.