
Fatturato record e spese da tagliare: lo strano caso del Bayern Monaco
Oltre un miliardo di euro fatturato lo scorso anno, nessun debito eppure costretto a tagliare le spese: cosa succede al Bayern Monaco

Come si può essere contemporaneamente una delle squadre più importanti del mondo, con finanze eccellenti e risultati sempre da vertice ma, allo stesso tempo, dover ridurre ancora i costi? Se lo chiedono in tanti in casa Bayern Monaco, dove da qualche tempo a questa parte il clima non è più dei migliori.
Il taglio estivo
A Max Eberl, assicurano diverse voci all’interno del club bavarese, era stato chiesto in estate di arrivare a un taglio del 20% del monte ingaggi. Missione praticamente impossibile, con un risultato finale pari a un taglio del 12% e all’addo di diversi giocatori importanti, tra cui anche una leggenda del club come Thomas Muller. Oltre al tedesco, sono partiti Leroy Sané, Kingsley Coman, João Palhinha, Eric Dier, Mathys Tel, Paul Wanner e Adam Aznou. Risparmio totale per il Bayern Monaco? Circa 76 milioni di euro di stipendi lordi. Il taglio, però, è stato minore considerando gli arrivi di Luis Diaz, Nicolas Jackson, Jonathan Tah e Tom Bischof, per un totale di 41 milioni. Il risparmio finale, quindi, è pari a 35 milioni di euro: esattamente il 12% del monte ingaggi. Risultato? Nuova necessità di risparmiare e rosa corta.
Messaggi contrastanti
Un compito non facile quello tutto sommato portato a termine da Max Eberl, a cui in ordine sparso era stato chiesto di prolungare i contratti dei giocatori più importanti e abbassare il monte ingaggi, acquistando però Florian Wirtz. La prima missione è riuscita, la seconda solo in parte. La terza, invece, no. Si p infatti intromesso il Liverpool, che ha strappato il calciatore alla concorrenza del Bayern Monaco. Eppure in Baviera assicurano che, senza i 45 milioni che sono entrati dal Mondiale per Club, la società sarebbe stata costretta a chiudere l’esercizio finanziario in corso in perdita, cosa evitata anche nell’anno del Covid. Uno scenario curioso per chi un anno fa annunciava di aver superato per la prima volta la soglia del miliardo di euro di fatturato.
Il peso del passato
Nel 2007 l’allora presidente Uli Hoeness decise di cambiare marcia. Dopo un quarto posto deludente arrivarono al Bayern Monaco giocatori come Klose, Ribéry, Zé Roberto e Toni. Da allora la situazione in Baviera andò in crescendo, fino all’arrivo diciannove anni più tardi di Lucas Hernandez, che si portava dietro uno stipendio lordo da 24 milioni e un curriculum – e uno storico infortuni – tutt’altro che di primissima fascia. Inevitabile l’effetto domino: Kimmich, Gnabry e Goretzka furono solo alcuni dei giocatori che chiesero un adeguamento fino a quando le trattative per i rinnovi di Lewandowski e Alaba non fallirono, inevitabilmente di fronte a richieste sempre crescenti. La gestione economica in questi anni è stata quindi complessa, con la scorsa stagione chiusa con una spesa di 400 milioni per tutti gli stipendi, collaboratori compreso. Per questo, e per i costi di cartellini e commissioni, il Bayern Monaco oggi non ha debiti e fattura un miliardo, ma deve comunque tagliare i costi. Per evitare, nei prossimi anni, di subire un vertiginoso crollo.
Claudio Ferrari