Analisi

Il giorno nero di Ivan Juric

L'Atalanta saluta il croato il 10 novembre, data esatta in cui fu esonerato dalla Roma lo scorso anno
Iacopo Erba

L’Atalanta saluta il croato il 10 novembre, data esatta in cui fu esonerato dalla Roma lo scorso anno

Il 10 novembre è diventato ufficialmente il “venerdì 17” di Ivan Juric. Si consumerà oggi infatti, con ogni probabilità, l’esonero del tecnico croato dall’Atalanta, il terzo nel giro dell’ultimo anno e mezzo dopo quelli con Roma e Southampton. E curiosità vuole che, dopo alcune settimane disastrose e un ambiente già difficile messo a terra da risultati sportivamente drammatici, l’allenatore fu messo alla porta a Trigoria proprio nello stesso esatto giorno. Un epilogo inevitabile, in primis per i risultati ma anche per quella sensazione di totale mancanza di ascendente su un gruppo mai convinto del tutto dalle sue idee di calcio.

Un grosso errore

Se tutto andrà come deve andare, la stretta di mano finale tra Juric e i Percassi avverrà infatti nella giornata odierna dopo un confronto serrato in cui sono emerse tutte le difficoltà montate a neve nelle ultime settimane. Il tecnico paga in particolare un avvio di campionato disastroso, con sole due vittorie in 11 giornate e il 13esimo posto in classifica, oltre a un’involuzione lampante di tutti i membri più importanti della rosa. La scelta di affidarsi all'”allievo” (si fa per dire) di Gasperini per dare continuità tecnica al progetto bergamasco si è rivelata un autentico boomerang, con una società ora chiamata a raccogliere i pezzi e a salvare capre e cavoli.

Rapporti tesi

Un rapporto mai nato quello tra il gruppo squadra e Ivan Juric. I primi segnali erano arrivati qualche settimana fa, con la sfuriata di Carnesecchi e la reprimenda dell’allenatore nel post partita. Poi, nella serata di Marsiglia (l’unica positiva in settimane di nulla cosmico) lo sgradevole teatrino con Lookman e l’ennesimo maldestro tentativo di gettare acqua su un fuoco impossibile da spegnere. Fino alla figura barbina con il Sassuolo e all’inevitabile epilogo, merlettato con dichiarazioni specchio lampante di un manico ormai non più saldamente in pugno. Ora, si cambia. Raffaele Palladino è carico ed è già chiamato a risollevare un ambiente depresso, provando a salvare il salvabile e a risalire la china in campionato. Allenatore capace ma soprattutto empatico (a Firenze negli spogliatoi lo sognano ancora), dovrà dare da subito una scossa. Andando nella direzione opposta rispetto a quella di Juric, che dopo il Torino ha preso soltanto schiaffi.

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