La Roma e la follia dei tre rigori sbagliati: ci sono due precedenti
I tre rigori sbagliati dalla Roma sono una rarità, ma non un unicum: uno dei precedenti riguarda anche la Lazio

Stanno spopolando da ieri sera i video dei tre calci di rigore sbagliati dalla Roma. E non potrebbe essere altrimenti. Quanto avvenuto allo Stadio Olimpico è un evento più unico che raro, difficile anche solo da ipotizzare, figuriamoci da trasformare in realtà. Siamo oltre l’80’ quando per la prima volta il direttore di gara, dopo un consulto con il VAR, entra in campo e indica il dischetto. Il Lille è in vantaggio 0-1 in quella che vale come la seconda giornata del girone unico di Europa Legue, e il tocco di mano di Mandi su colpo di testa di Celik può cambiare il volto della sfida.
Tre rigori, tre errori: la Roma si abbatte sulla maledizione di Ozer
A presentarsi dagli undici metri è Artem Dovbyk. L’attaccante tanto discusso per le difficoltà della passata stagione e per lo scarso feeling con Gasperini, si è è galvanizzato dopo la rete segnata nell’ultima giornata di campionato contro l’Hellas Verona. L’ucraino prende, quindi, il pallone, lo posizione sul dischetto, guarda negli occhi Ozer e, al fischio dell’arbitro, parte e calcia con il mancino. Il suo tiro è lento, impreciso e prevedibile, tanto che il portiere del Lille lo spedisce agevolmente in calcio d’angolo. Ma non è finita. L’infrazione di un difensore e i piedi di Ozer entrambi oltre la linea, spingono il belga Erik Lambrechts, con l’aiuto del VAR, a intervenire e ordinare la ripetizione del penalty.
Seconda chance per Dovbyk dal quale, dopo quanto avvenuto pochi minuti fa, ci si aspetta un’esecuzione ben diversa. L’urlo di rabbia dell’Olimpico è sufficiente per raccontare l’esito del rigore. L’attaccante calcia il rigore tale e quale al precedente, facendoselo nuovamente parare da Ozer che, però, nuovamente sposta entrambi i piedi oltre la linea costringendo ancora una volta all’intervento del VAR e a una terza clamorosa ripetizione. Questa volta Dovbyk ci rinuncia, lascia il pallone a un più lucido Matias Soulé. L’argentino posiziona la palla sul dischetto, parte al fischio dell’arbitro, cambia angolo e trova per la terza volta l’opposizione del portiere turco che, stavolta senza commettere infrazioni, pone fine a una sequenza assurda che costa alla Roma la prima sconfitta del suo cammino europeo.
La Roma non è sola, un precedente riguarda anche la Lazio: ma c’è una differenza!
Quello dei tre rigori sbagliati nell’arco di pochi secondi è un episodio che ha fatto inevitabilmente sorridere in tutto il mondo. Una rarità vera e propria ma che non rappresenta un’eccezione nella storia. Scavando nei meandri del calcio italiano, infatti, per individuare un precedente è sufficiente restare nella Capitale, ma spostandosi sulla sponda laziale, senza muoverci dallo Stadio Olimpico. Il 21 aprile del 1984, infatti, la Lazio scese in campo contro il Napoli. A sbloccare la partita fu un gol di Bruno Giordano, all’epoca ancora attaccante biancoceleste che, pochi minuti dopo, ebbe l’occasione di segnare la doppietta presentandosi dal dischetto. Un fallo di mano su conclusione di Vincenzo D’Amico, infatti, portò il direttore di gara ad assegnare un rigore a favore della Lazio.
Giordano partì dagli undici metri, calciò, la sua conclusione venne parata, ma sulla ribattuta il numero 9 della Lazio realizzò il raddoppio. Neanche il tempo di esultare che l’arbitro chiamò la ripetizione per invasione dell’area. Giordano tentò di bissare quanto accaduto, ma il suo rigore venne nuovamente parato. Anche questa volta, però, qualcuno si era mosso prima costringendo l’arbitro a far ribattere nuovamente il penalty che calciato da D’Amico, terminò fuori dallo specchio mettendo fine a una sequenza maledetta. Quanto meno, però, la Lazio a differenza della Roma vinse 3-2 quella partita, grazie a una doppietta di Laudrup e, quanto meno, in uno dei tre tiri dal dischetto era riuscita a gonfiare la rete.
L’eroico Jedidi e i sei rigori della Tunisia
Il record, però, non spetta né alla Roma, tanto meno alla Lazio. A poter vantare di aver fatto peggio delle due capitoline è Mohammed Jedidi, giocatore della nazionale olimpica tunisina. Era il 17 agosto del 2004 quando ad Atene la squadra nordafricana scese in campo contro la Serbia nella partita valida per i Giochi Olimpici. All’84’ della sfida viene fischiato un rigore in favore della Tunisia. Il penalty, segnato per due volte consecutive, viene ripetuto per delle invasioni dell’area da parte dei compagni di squadra di uno Jedidi che, alla quarta ripetizione, se lo lascia parare. Anche in quell’occasione, però, viene chiamata la ripetizione per un errato movimento del portiere serbo. Al quinto Jedidi calcia, il portiere para, lui segna di testa ma si ripete ancora per lo stesso motivo del precedente. Si arriva fino al sesto, quando un eroico Jedidi ci riprova e finalmente riesce a segnare il 2-1 che, però, verrà beffardamente pareggiato pochi minuti dopo dalla Serbia, rendendo vanta tutta quella fatica.