Analisi

La Roma in trasferta non esiste. E non è neppure guarita

Il pareggio di Bologna non lascia in bocca un buon sapore. Lontano dall’Olimpico i giallorossi continuano a disunirsi: il successo manca da quasi un anno, così è impossibile avere obiettivi

Il pareggio di Bologna non lascia in bocca un buon sapore. Lontano dall’Olimpico i giallorossi continuano a disunirsi: il successo manca da quasi un anno, così è impossibile avere obiettivi

Rinfrancata nello spirito, ma non nei risultati. E con un mal di trasferta che inizia a fare spavento. Il pareggio in extremis di Bologna regala sentimenti contrastanti alla piazza giallorossa, da una parte soddisfatta per il punto portato a casa contro una delle formazioni più in palla del campionato e dall’altra amareggiata e quasi rassegnata per l’ennesima trasferta buttata. Stavolta a punire i giallorossi sono stati cinque minuti di ordinaria follia a cavallo della fase centrale della ripresa, peraltro appena dopo il fortunoso vantaggio strappato grazie al gollonzo di Saelemaekers, il quarto nella sua esaltante stagione. E il rigore realizzato con grande freddezza da Dovbyk all’ultimo respiro, a conti fatti, non può consolare nessuno se non il tifoso di bocca buona, detto nel senso più bonario del termine.

Nostalgia di casa

Senza scomodare astruse statistiche, per descrivere l’impossibilità della Roma di raggiungere, almeno allo stato attuale delle cose, qualsivoglia obiettivo passando per il campionato basta ricordare il drammatico ruolino di marcia mantenuto in trasferta nel recente passato. I giallorossi non strappano tre punti in trasferta dall’aprile 2024 e peraltro non ci era riuscita neppure in una gara completa, visto che il precedente risale ai pochi minuti recuperati con l’Udinese: allora fu Cristante, sempre all’ultimo secondo, a metterla nel sacco. I più attenti sanno bene che una buona classifica passa sia dai filetti, anch’essi utopia in questa annata sciagurata, sia soprattutto anche dalla costanza di rendimento lontana da casa. Per scomodare un esempio quantomai lontano, l’Inter nelle ultime sei gare esterne conta sei vittorie, 19 gol fatti e nessuno subito. E infatti è potenzialmente prima in classifica, recuperi permettendo.

Uno strano blackout

Ciò che ha stupito di più della sfida del Dall’Ara è come la Roma si sia fatta improvvisamente sorprendere dalla reazione rabbiosa e veemente di un Bologna che appena preso lo schiaffo del gol si è riversato nella metà campo avversaria. Il che è perfettamente comprensibile e attendibile, al contrario della poca resistenza proposta da Dybala e compagni che in quei cinque minuti sono stati in totale balia degli avversari. Questione senza dubbio di mentalità e limiti endemici di una squadra costruita male alla quale se non altro Ranieri ha ridato amor proprio e spirito combattivo. Ma questi limiti si traducono per forza di cose nei risultati, che anche con il testaccino alla guida non sono certo esaltanti in Serie A: tre vittorie, due pareggi e tre sconfitte. E la zona europea sempre distante.

C’è un errore

Ecco perché è sbagliato urlare ai quattro venti che questa Roma è guarita. Lo era persino dopo il derby, in cui la squadra aveva messo in campo una prova di grande carattere e personalità. Lo è a maggior ragione adesso, nonostante la sopravvivenza in questo mini ciclo di partite comunque contro avversarie di ottimo livello nel quale non sono arrivate sconfitte. Ma i problemi restano e Ranieri non può avere una toppa per ogni buco: la squadra è costruita male e difetta sul piano della profondità. E se Dybala ha un passaggio a vuoto tutto sembra meno fluido, più complicato. Risalire in campionato quest’anno, a meno di svolte totali e inaspettate, è pura utopia: meglio pensare alle coppe, ma soprattutto al futuro.

Iacopo Erba 

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