Questo Arsenal vince e non subisce: la perfezione è vicina
Otto vittorie consecutive senza subire gol: i Gunners dominano in Premier League e in Champions, ma ora servono i trofei

L’Arsenal di Mikel Arteta sta attraversando il momento più luminoso dell’era moderna del club. Otto vittorie consecutive tra Premier League, Carabao Cup e Champions senza concedere un solo gol: un dato che racconta meglio di ogni parola la metamorfosi forse definitiva dei Gunners. Non più solo una squadra votata all’estetica, ma una macchina perfettamente bilanciata, dove intensità e qualità si fondono in un calcio totale in entrambe le fasi. Arteta ha costruito negli anni un’identità chiara, una filosofia che esalta la tecnica senza rinunciare alla sostanza, e che oggi fa dell’Arsenal la squadra più solida e forse ammirata d’Europa assieme all’inarrestabile Bayern Monaco di Vincent Kompany.
Solidi e corali
I numeri spiegano in modo lampante la portata del fenomeno. In Premier League, i londinesi dominano con sei punti di vantaggio sul Manchester City e sette sul Liverpool, tenendo un ritmo da record. In Champions League il percorso è invece totalmente immacolato: quattro vittorie su quattro, undici gol realizzati e zero subiti. La difesa è un muro, il centrocampo orchestra e l’attacco incide con grande naturalezza, nonostante i vari infortuni a cui i Gunners si sono trovati costretti a far fronte dall’inizio della stagione. L’Arsenal non vince solo per forza o talento, ma per armonia collettiva e soprattutto una grande unità d’intenti da parte di tutto il gruppo.
Ora i trofei
Il capolavoro di Arteta è sia tecnico. Dopo anni di tanti alti, pochi bassi e un’evoluzione pressoché continua culminata tuttavia sempre in un buco dell’acqua vista l’assenza di trofei, la squadra ha finalmente trovato la fame, la concentrazione e la continuità delle grandi favorite ad arrivare in fondo alle competizioni. I giovani sono diventati leader, i veterani si sono messi al servizio del gruppo e il tecnico spagnolo ha imposto un modello che unisce modernità e spirito. Il tutto si è convertito in una difesa praticamente inviolabile e nella capacità, tra le altre cose, di saper vincere anche le gare più sporche. Magari grazie alle palle inattive, assoluto marchio di fabbrica da qualche mese a questa parte. Questa ricetta perfetta ora, tuttavia, deve concretizzarsi in qualcosa: l’unica cosa che manca è non perdersi in un bicchier d’acqua. E, per imparare, non c’è annata migliore di questa.