Antonelli
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Antonelli, è nata una stella in Formula 1: sulle tracce di Ayrton e sotto l’ala di Max

Il secondo posto conquistato in Brasile da Antonelli, a casa di Senna e con la super difesa di Verstappen, ha il sapore della consacrazione 
Claudio  Ferrari
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Il secondo posto conquistato in Brasile da Antonelli, a casa di Senna e con la super difesa di Verstappen, ha il sapore della consacrazione 

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C’è un nuovo dato alla voce miglior piazzamento in carriera in Formula 1 nella scheda di Andrea Kimi Antonelli. E non è ancora quello della vittoria solo perché, lì davanti, la McLarengioca davvero a un altro sport. Ma il secondo posto conquistato nel Gran Premio del Brasile dall’italiano ha a tutti gli effetti il sapore di una vittoria per una stella dal futuro assicurato.

A casa dell’idolo

Un podio importante per la carriera, per il morale e per dove è arrivato. Perché, come per tanti appassionati di Formula 1, l’idolo di Andrea Kimi Antonelli è Ayrton Senna. E proprio a casa del brasiliano la giovane stella Mercedes ha trovato quello che per ora è il miglior risultato della sua finora breve carriera in F1. Chi crede solo in ciò che vede dirà che è stata solo fortuna se l’italiano non è finito fuori nell’incidente che ha messo ko Leclerc, chi invece sceglie di lasciarsi abbandonato alla narrazione popolare assicurerà invece che sia tutto merito di Senna, la cui tomba era stata visitata da Antonelli lontano dai riflettori mercoledì. 

Weekend d’oro

Ispirato, del resto, Andrea Kimi Antonelli sembrava davvero. Il secondo posto nel GP non è altro che il bis di quello nella Sprint di poco più di ventiquattro ore prima. Ma è molto più pesante per come è arrivato, difendendosi strenuamente nel finale da un extraterrestre chiamato Max Verstappen. «Avevo le farfalle nello stomaco prima di partire. Questa gara mi ha caricato tanto. Sul finale ho visto negli specchietti Max, non me l’aspettavo, non so davvero da dove sia uscito!» ha detto l’italiano al termine della gara. 

La benedizione del campione

Da un campione all’altro: molto più tangibile e inconfutabile, rispetto a quella di Senna, la benedizione data da Max Verstappen ad Andrea Kimi Antonelli. La stima dell’olandese nei confronti dell’italiano è nota, quasi come se nel giovane pilota Mercedes il campione del mondo in carica di Formula 1 vedesse un mini sé. Grande festa allora sul podio e tanta stima davanti ai microfoni: «Sono fiero di lui, ha tanta pressione addosso nella sua stagione d’esordio. Non mi sorprende sia andato cbene».

Esperienza da predestinato

Usare il termine predestinato in Formula 1 di questi tempi fa pensare a chi invece ha vissuto un weekend nero, l’ennesimo della stagione, in Brasile. Leclerc, messo fuori proprio da Antonellia seguito di una carambola innescata da Piastri, perdonerà l’utilizzo del soprannome per chi non può non essere considerato tale. Perché il pilota Mercedes ha tutto per scrivere un giorno pagine di storia importanti e lo ha dimostrato proprio nella difesa finale su Max Verstappen, quando chiunque immaginava un esito già scritto. Chiunque, tranne l’italiano che ha salvato al meglio le proprie gomme e ha messo in scena una difesa da pilota navigato contro l’osso più duro in pista che, orgoglioso e rassegnato, da gregario lo ha scortato verso un nuovo traguardo di una carriera certamente luminosa. 

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