Manuel Neuer
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Manuel Neuer, quando l’eternità indossa i guanti

Manuel Neuer brilla ancora con il suo Bayern Monaco e mette i guanti sul suo trentaquattresimo trofeo in carriera
Niccolò Di Leo
Manuel Neuer

Manuel Neuer brilla ancora con il suo Bayern Monaco e mette i guanti sul suo trentaquattresimo trofeo in carriera

Nell’estate delle polemiche tra i pali. Tra il caso ter Stegen e quello Donnarumma, tra le decisioni drastiche di Barcellona (poi revocata) e Paris Saint Germain, c’è una mosca bianca che ultimamente sta forse passando troppo inosservata, ma che merita l’ennesimo omaggio della sua incredibile carriera. Simbolo di fedeltà, ma anche di eternità: Manuel Neuer è ancora in grado di stupirci. All’età di 39 anni suonati, il portiere tedesco è l’intoccabile di una porta storica come quella del Bayern Monaco. All’età di 39 anni suonati, vince il suo trentaquattresimo trofeo e ancora una volta lo fa da protagonista.

Una parata da leggenda

Nella finale di Supercoppa di Germania, contro lo Stoccarda, il suo intervento sulla conclusione di Leweling dalla distanza si rivela fondamentale. L’esterno tedesco parte dalla fascia sinistra, porta palla centralmente e arrivato al limite scarica una botta sotto la traversa che, deviata da un difensore, non sorprende Neuer. Il portiere tedesco, dopo aver fatto un passo sulla sinistra per coprire il palo lungo, non si lascia trarre in inganno dalla deviazione ravvicinata e corregge la traiettoria alzando, nella frazione di un secondo, la mano destra e spedendo la sfera in calcio d’angolo. Una parata che, sul risultato di 1-0, permette al Bayern Monaco di restare in vantaggio e lo lancia verso il 2-0 firmato Luis Diaz che consegnerà ai bavaresi la loro undicesima Supercoppa tedesca.

Impossibile abituarsi

Una parata che, però, noi utilizziamo più come una scusa. Non dovrebbe, in effetti, più sorprenderci il fatto che Manuel Neuer faccia la differenza, che sia un portiere di straordinaria affidabilità e che a 39 anni sia ancora il titolare, inamovibile e decisivo, di una formazione come il Bayern Monaco. D’altronde, lo sappiamo che stiamo parlando di un portiere che ha rivoluzionato il ruolo e che ha riscritto la storia del calcio. Eppure, ancora dopo anni, quando vediamo quei riflessi felini e quelle giocate con i piedi restiamo ammaliati. La bellezza di Neuer è qualcosa di invidiabile, passata in sordina negli ultimi anni per ‘abitudine’, quando la realtà vuole che a certi giocatori non ci si abitui mai.

L’eternità

La mano che alza sotto la traversa per mandare in corner il tiro di Leweling equivale a una giocata o a un gol di Messi o di Ronaldo. Per quanto sia più complicato. Per quanto sia inconcepibile che lui e Buffon non abbiano mai alzato al cielo quel trofeo che ogni calciatore sogna, ma che per il portiere è solo utopia: il Pallone d’Oro. Ma ormai questa è una polemica anacronistica e sterile. A giocatori come loro non serve un riconoscimento per render merito di cosa sono e di cosa hanno fatto. A portieri come Manuel Neuer ci pensa la storia a premiarli, ergendoli a simboli di eternità.

Niccolò Di Leo

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