Pietrangeli e la Lazio: una storia tra calcio e tennis
Nicola Pietrangeli diventa tennista grazie alla Lazio: da una promessa di prestito, agli allenamenti con la Banda Maestrelli
Nicola Pietrangeli si è spento all’età di 92 anni. Icona del mondo del tennis italiano, ma anche internazionale, ha scritto la storia tennistica del nostro Paese vincendo due Slam e stabilendo un record infranto solo lo scorso gennaio da Jannik Sinner. La vita di Pietrangeli, però, non si è concentrata sempre e solo su racchetta e pallina, anzi. Quando da bambino ha lasciato la città di Tunisi per trasferirsi in Italia, a Roma, il suo sogno era quello di calcare i campi da calcio, di indossare un paio di scarpini ai piedi e passare la vita dando calcio ad un pallone.
Pietrangeli, da promessa della Lazio a leggenda del tennis
Ed è su questi presupposti che si sviluppa l’incontro tra Nicola Pietrangeli e la Lazio. Quella che presto diventerà la sua squadra del cuore per tutta la vita, gli offre la possibilità di fare un provino al termine del quale gli pone sotto gli occhi un contratto a vita con i colori biancocelesti. Pietrangeli firma, consapevole che quella sarà la sua strada, ma qualche piccolo inconveniente ferma il suo avvenire calcistico e lo porta a riflettere sulle sue priorità. In una sua intervista, Pietrangeli racconta che dopo avergli fatto firmare il contratto la Lazio decide di mandarlo in prestito alla Viterebese, una scelta che non è condivisa però dal ragazzo: “Da giovane feci un provino con la Lazio, firmai un cartellino a vita che penso che ormai non esista più. Ho anche chiesto a Lotito se per caso lo ritrovasse. Fino ai 18 anni ero più bravo a calcio che non nel tennis. La Lazio mi voleva dare in prestito alla Viterbese, ma io volevo viaggiare e quindi mi diedi al tennis“.
Pietrangeli si allenava con la Banda Maestrelli
Da una decisione presa da una società di calcio nasce uno dei tennisti italiani più importanti di sempre. Nicola Pietrangeli dedicherà tutto sé stesso al tennis, costruendosi una carriera di tutto rispetto, leggendaria per i parametri nazionali, ricalcolati solo dopo l’arrivo sulla scena di Jannik Sinner. Al calcio, però, non ci rinunciò mai, tanto meno alla Lazio. Negli anni ’70, infatti, andare a Tor di Quinto, dove risiedeva il quartier generale della squadra di Tommaso Maestrelli – destinata nel 1974 a sovvertire il dominio calcistico del Nord e a laurearsi Campione d’Italia -, significava imbattersi anche in un Pietrangeli reduce dai duri allenamenti con Chinaglia, Re Cecconi e compagni. Partite tese, anche più della domenica, calci e sportellate che il tennista prendeva e dava ogni volta che scendeva in campo con quella squadra, come fosse uno di loro.
Pietrangeli racconta le sue esperienze sulla Lazio
A raccontare questo spaccato è stato proprio Nicola Pietrangeli, in un romantico ricordo di qualche anno fa: “Un giorno incontrai Maestrelli perché abitavo vicino a Tor di Quinto e che conoscevo, a cui chiesi di visitare il contro sportivo. Mi invitò, mi presentò allo spogliatoio e mi misi a giocare in allenamento con loro. I giocatori mi davano del lei e mi chiamavano “Signor Pietrangeli”. Dopo 10 giorni ci mandavamo a quel paese al punto che Re Cecconi si lamentò con me perché non gli avevo passato una palla. Gli ricordai che lui era in Nazionale e io ero solo un dilettante e si mise a ridere dandomi ragione. Pensate quanto fossero competitivi anche in allenamento. Da loro ho imparato questo atteggiamento. Mi sono allenato con la Lazio per tre mesi e le regole tecniche e le botte valevano anche per me. Come se fossi stato un giocatore vero». La Lazio da calciatore: «Da giovane feci un provino con la Lazio, firmai un cartellino a vita che penso che ormai non esista più. Ho anche chiesto a Lotito se per caso lo ritrovasse. Fino ai 18 anni ero più bravo a calcio che non nel tennis. La Lazio mi voleva dare in prestito alla Viterbese, ma io volevo viaggiare e quindi mi diedi al tennis“.